Intervista per il #CICAP su Quotidiano.net
https://www.quotidiano.net/magazine/paranormale-esperto-cicap-f27a5a9c
Intervista per il #CICAP su Quotidiano.net
https://www.quotidiano.net/magazine/paranormale-esperto-cicap-f27a5a9c
Ieri a Kilimangiaro sono stato intervistato da Camila Raznovich sul libro “Rimasti a Terra”.
Ringrazio Le edizioni del Mulino e Rai3 per questa opportunità. 🙏
La puntata completa è disponibile su RaiPlay, il mio intervento è a 1 ora e 14 minuti circa: 📺
https://www.raiplay.it/video/2025/10/Kilimangiaro---Puntata-del-26102025-e45809fc-504a-4783-8854-e96950750102.html
#kilimangiaro #raitre #camilaraznovich #rimastiaterra #ilmulino
@filobus Per curiosità, ci sono stati (almeno) due astronauti bianchi nati in Africa, il francese Patrick Baudry, nato in Camerun, che ha volato sullo Shuttle, e il britannico-sudafricano Mark Shuttleworth, che però ha volato solo come turista a pagamento.
Ci sono stati alcuni astronauti australiani e un neozelandese (di nuovo, un turista). Anche qui nessun nativo, credo.
Puoi trovare maggiori informazioni qui:
https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_space_travelers_by_nationality
(fine)
@filobus Io sono un fan del programma spaziale sovietico e della storia russa, figurati se volevo escluderli. Facevo solo presente che tradizionalmente quando si parla dei primi astronauti europei i russi non vengono mai considerati, anche se a rigore rientrerebbero nella definizione.
Ci sono stati molti astronauti di origine africana (il primo dei quali è stato un cubano volato con l’Unione Sovietica), ma che io sappia nessun nero nato in Africa.
(continua)
Tecnicamente il primo europeo nello spazio è stato il russo europeo Jurij Gagarin, nel 1961, così come la prima donna europea nello spazio è stata Valentina Tereškova.
(continua)
Quiz del lunedì: chi è stato il primo astronauta europeo nello spazio?
Soluzione domani, provate a indovinare senza cercare su internet. Se siete sicuri di sapere la soluzione, lasciate qualche riga vuota prima di scriverla, in modo da non rovinare il gioco agli altri.
Dato che i nomi dei tre moduli erano gli stessi di tre delle quattro Tartarughe Ninja, mancando appunto Michelangelo, la NASA contattò il disegnatore AC Farley per realizzare un logo del programma con la tartaruga Raffaello vestita da astronauta.
I moduli MPLM sono cilindri pressurizzati di 6,5 m di lunghezza e 4,5 m di diametro, progettati ciascuno per 25 missioni. Ogni modulo veniva caricato nella stiva dello Shuttle e una volta che la navetta si agganciava alla Stazione veniva collegato al Nodo 1, per permettere il trasferimento di attrezzature varie all’interno della ISS. Il modulo restava collegato alla Stazione per un mese per essere riempito con i rifiuti della ISS, poi veniva rimesso nella Shuttle per ritornare a terra.
In cambio l’Agenzia Spaziale Italiana ricevette dalla NASA una parte del tempo dedicato alla ricerca sulla Stazione Spaziale Internazionale e sei opportunità di volo per astronauti italiani: nacquero così alcune delle missioni di Umberto Guidoni, Roberto Vittori, Paolo Nespoli, Luca Parmitano e Samantha Cristoforetti.
La risposta esatta è “Michelangelo”.
Negli anni Novanta l’Alenia Spazio di Torino (oggi Thales Alenia Space) si aggiudicò il contratto per la fornitura di tre esemplari identici di un modulo di rifornimento della Stazione Spaziale Internazionale, chiamato “Multi-Purpose Logistic Module” o MPLM. I tre moduli furono battezzati con i nomi di tre grandi artisti italiani: Donatello, Raffaello e Leonardo.
(continua)
Quiz del lunedì: quale dei seguenti NON è stato il nome di un modulo di rifornimento della Stazione Spaziale Internazionale?
Soluzione domani, provate a indovinare senza cercare su internet. Se siete sicuri di sapere la soluzione, lasciate qualche riga vuota prima di scriverla, in modo da non rovinare il gioco agli altri.
La calma con cui gestisce l’emergenza e torna al sicuro gli vale l’incarico di comandante della stazione spaziale internazionale nella missione “Beyond” che parte esattamente cinquant’anni dopo il primo sbarco sulla Luna, il 20 luglio 2019. È il primo italiano e il terzo europeo a ricoprire un ruolo così prestigioso.
Va in orbita con la missione “Volare” del 2013, dove è il primo italiano a fare un’attività extraveicolare, comunemente chiamata “passeggiata spaziale”. Ne fa due di seguito, ma la seconda è tutt’altro che una passeggiata: il suo casco comincia a riempirsi d’acqua per un guasto al sistema di raffreddamento e lui rischia di affogare nello spazio.
Un giorno il suo comandante di gruppo lo sprona: «Se non partecipi hai il 100% di probabilità di non diventare astronauta. Se fai domanda almeno fai esperienza». La sera stessa compila il modulo. Un anno dopo l’ESA annuncia i sei selezionati, su 8.400 candidati. C’è anche il suo nome: è quello di Luca Parmitano.
Nel 2007 diventa pilota collaudatore sperimentatore. È un incarico di prestigio, che lo farà volare su più di 40 velivoli differenti, ma appena sei mesi dopo il suo ingresso nel gruppo arriva una notizia che lo fa vacillare: l’ESA sta cercando nuovi astronauti. Gli piacerebbe provare, ma ci sono migliaia di concorrenti ed è convinto di non avere speranze.
Nel maggio 2005 un incidente mette in evidenza il suo sangue freddo. Il suo aereo colpisce una cicogna mentre vola sulla Manica. Per non sacrificare il velivolo, non si eietta ma ritorna a terra, nonostante sia senza radio, con l’abitacolo quasi distrutto e quindi investito dall’aria ad alta velocità. Per l'episodio è decorato con la Medaglia d'argento al valore aeronautico.
Prende la maturità scientifica, entra in aeronautica militare e diventa pilota. Tuttavia la passione per il volo spaziale gli è rimasta: assiste a un discorso di Maurizio Cheli, reduce da una missione sullo Space Shuttle, che riaccende le sue speranze di fare l’astronauta, ma in quel momento le selezioni dell’agenzia spaziale europea sono chiuse.
Da bambino ha una passione per i cartoni animati giapponesi come Goldrake e Gundam. A quattro anni, quando gli chiedono che cosa vuole fare da grande, risponde: “L’astronauta”. Ma non ha le idee chiare sul confine tra fantascienza e realtà, è convinto che sulla Luna ci siano basi abitate da esseri umani e ci metterà anni per scoprire che non è vero.
(continua)
@oblomov Troppo buono, grazie mille! 🥰
Oggi sono frequenti lanciatori a tre o a quattro stadi, come l’italiano Vega-C. Ma sono stati realizzati razzi a cinque stadi, come il Minotaur V americano, che nel 2013 ha mandato in orbita intorno alla Luna il satellite LADEE della NASA. Aveva cinque stadi anche il razzo sovietico N-1 progettato per portare i cosmonauti sulla Luna e poi abbandonato.
(fine)