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Il governo afferma che approfondirà i punti contestati. Se vuole portare avanti l’opera, deve dimostrare che esistono le condizioni per derogare alla tutela ambientale, modificare contratti senza nuova gara, escludere autorità competenti e spendere miliardi con motivazioni trasparenti. Al momento, provarlo appare difficile.
Le critiche di Meloni e Salvini presentano la decisione come un’ingerenza politica. Le motivazioni dimostrano invece che il problema è giuridico: il progetto, così come approvato, non supera il test di legalità imposto dalle norme UE e italiane.
La questione dei documenti inviati tramite link non è stata determinante. La Corte ha giudicato la procedura poco trasparente, ma non è questo il motivo del rifiuto del visto, contrariamente a quanto sostenuto da alcuni esponenti politici.
Infine, la Corte rileva lacune nell’istruttoria: sono stati esclusi soggetti che dovevano esprimersi su sostenibilità economica e pedaggi, come ART e NARS. Inoltre, un parere tecnico obbligatorio del Consiglio superiore dei lavori pubblici non è stato richiesto.
Sul fronte degli appalti, la Corte contesta che il contratto del 2006 sia stato modificato senza nuova gara. All’epoca l’opera sarebbe stata finanziata in gran parte con capitali privati, oggi invece è interamente a carico dello Stato. Per le regole UE questa è una modifica sostanziale che avrebbe potuto attirare altri concorrenti.
Bruxelles aveva chiesto chiarimenti nel 2025. La risposta italiana non ha fornito elementi nuovi, limitandosi a riproporre documenti già noti. Per la Corte, così la procedura risulta illegittima.
Sul piano ambientale, il tracciato coinvolge tre siti Natura 2000. Il ministero aveva autorizzato l’opera usando la procedura di deroga IROPI, ma la Corte segnala che la valutazione non prova l’assenza di alternative e si basa su motivi economici, non consentiti senza parere UE.
La legge di bilancio del 2023 aveva rilanciato il Ponte, riattivando la società Stretto di Messina e la concessione con Eurolink. Ma la Corte ha riscontrato criticità in tre ambiti: ambiente, appalti e concorrenza, istruttoria e pareri tecnici.
Il controllo esercitato dalla Corte rientra nelle sue funzioni costituzionali: l’articolo 100 della Costituzione le attribuisce il compito di verificare la legittimità degli atti del Governo, soprattutto quando riguardano opere strategiche e con grandi spese pubbliche.
La Corte dei conti ha negato il visto alla delibera del CIPESS che riavviava il progetto del Ponte sullo Stretto. Non lo ha fatto perché contraria all’opera né per cavilli formali, ma per violazioni delle norme europee e interne
🧵 La Corte dei Conti ha fermato il Ponte sullo Stretto per violazione di norme interne ed europee. Smentito il Governo: la politica non c'entra | @Vitalba
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Il ruolo dei media è cruciale. Ben-Ghiat sottolinea che ogni saluto nazista, ogni richiamo al cappio, ogni atto di violenza razzista in pubblico contribuisce alla normalizzazione. Per contrastare questa deriva l’unica risposta è vigilanza democratica.
Anche la svastica sta tornando in scena con appoggi impliciti o espliciti. Elon Musk e Steve Bannon l’hanno richiamata con saluti nazisti durante eventi pubblici. Un funzionario della polizia di frontiera si è presentato in tribunale con abiti ispirati alla Gestapo, alzando il braccio davanti alle telecamere.
Il cappio evoca secoli di linciaggi, soprattutto contro la popolazione nera. La sua normalizzazione si intreccia con la linea dura anti-immigrazione e con l’attacco ai programmi di diversità e inclusione nelle scuole e nella ricerca.
Trump stesso ha fatto della violenza parte del proprio linguaggio politico. Dalle incitazioni alla folla del 6 gennaio ai video in cui si richiama il termine “Reich unificato”, fino alla retorica contro migranti, afroamericani, oppositori politici.
Il tentativo di ridimensionare simboli come cappio e svastica non è un episodio isolato. Si affianca al crescente incoraggiamento alla violenza politica, ai messaggi contro minoranze, ai canali Telegram dove giovani funzionari repubblicani condividono retoriche suprematiste e filo-naziste.
La storica Ruth Ben-Ghiat osserva che l’universo MAGA ha riunito diverse forme di odio: nostalgici della segregazione razziale, suprematisti cristiani, neonazisti, gruppi di estrema destra alleati con regimi autoritari. Un’alleanza che punta alla creazione di uno Stato etnico.