Pozzo gravitazionale è un termine preso dalla fisica: è un modo di mostare graficamente il modo in cui un corpo massiccio come un pianeta o buco nero curva lo spaziotempo: più un oggetto è massiccio (o più ti avvicini a esso), più “profondo” diventa il pozzo, cioè più forte è la gravità.
Sul suo canale youtube, Sabine Hossenfelder ne ha parlato recentemente, e questo mi ha fatto venire in mente che è una perfetta metafora per il momento pre-monopolio di Google che stiamo vivendo.
Il Monopolio si esplicita in due modi:
- Dominazione tecnica sui concorrenti.
- Monopolio Cognitivo.
Entrambi molto pericolosi: stiamo vivendo in questo istante il momento in cui Google sta prendendo abbastanza massa critica per attirare tutto a sè.
Gemini 3 non deve essere per forza l’AI migliore: è l’ultima tessera di un mosaico gigantesco, iniziato 20 anni fa.
Se queste sono bad news per le altre aziende tecnologiche, lo sono anche per la nostra capacità cognitiva.
Vediamo in dettaglio:
Strada per il Monopolio.
Un anno fa in molti davano Google per spacciata, la stessa Big G aveva scritto un memo: "Non abbiamo il fossato". Semplificare una realtà complessa è sempre un errore.
Gemini non è (più) semplicemente l'ennesimo prodotto
Quando parliamo di Google e AI, continuiamo a fare un errore concettuale: trattiamo Gemini come un prodotto, l'ennesimo di Google. Uno dei tanti che potrebbe finire nel cimitero.
Ci ricordiamo la mission aziendale di Google? Fornire informazioni e strumenti per catalogare e rendere accessibile la conoscienza. (qui trovi tutto).
Gemini non è da vedere quindi solo come un chatbot, al pari degli altri LLM.
L'AI di google è un layer cognitivo che si stende sopra - dentro - un ecosistema che già controlla attenzione, intenzione, movimento e lavoro quotidiano.
Search. Maps. YouTube. Gmail. Docs. Android.
Fino a un anno fa erano applicativi che ti ciucciavano informazioni, nel presente AI-enabled si sono trasformati: sono diventati degli organi collegati a un cervello.
Nel futuro?
Penseranno per te. Organizzeranno per te, parleranno per te. Avranno persino un corpo.
Vediamo (alcuni dei) campi in cui Google gioca
Tecnologia
Alphabet ha:
- Modelli di frontiera AI,
- Sistemi Operativi,
- Hardware,
- Generatori di immagini e di video,
- Algoritmi che registrano e influenzano le azioni umane
Dal punto di vista tecnologico è Google quella che setta il passo: OpenAI, Anthropic, & xAI dovranno specializzarsi.
Nel 2026 è probabile che vedremo la fine della competizione in ogni campo AI e le aziende inizieranno la verticalizzazione (Anthropic già ha iniziato).
Attention Economy
Ne parlavo sull'articolo su Sora: i social di Meta hanno smesso di essere social è stanno convergendo verso il modello "TV" e la guerra per l'attenzione è nel vivo. Youtube riesce a palleggiarsi tra le due anime:
- i long content di documentari e Storytelling
- gli short
Gemini ha accesso al cuore dei dati... chi visita cosa, quanto tempo, quali parole dicono nei momenti più caldi di un video, quale hook cattura?
Pensa se Nano Banana facesse immagini anteprima usando questo suo database di informazioni?
Pensa se si utilizzasero i modelli conversazioni dello storytelling che apprezzi di più su youtube?
Risultato: Google che con G+ ha perso la partita dei social, si è ritrovato a essere ben posizionato in quella dell'attenzione, con tantissimo potenziale non espresso anche se al momento non sembra giocare direttamente in questo campo.
Il ponte con il mondo reale.
Occhialini per la Realtà Aumentata, Robot Umanoidi (io continuo a chiamarli Androidi), Smartphones, Robo Taxi, persino la dettatura a voce degli LLM.
Tutte le Aziende stanno cercando di rendere reale quello che è nato virtuale.
Anche in questo caso Google ha già il ponte: Maps
Maps è un altro asset strategico.
Maps è il gemello del mondo fisico: spostamenti, abitudini, luoghi cool, densità, orari, come si comportano i bovini che prendono i mezzi per spostarsi la mattina...
Maps significa suggerimenti situazionali: ti piace ascoltare l'italo-disco anni 80? "Vai nel locale X, in via y adesso. Questo è il percorso più veloce".
Waymo sta macinando milioni di km di strada per i propri robotaxi.
Qui non c’è concorrenza. Nessuno ha un dataset equivalente. Qualcuno ha le auto a guida autonoma, qualcuno i device, qualcuno le informazioni di quello che ti piace. Nessuno ha tutto questo integrato in questa maniera.
Integrazione: Dati + Contesto + Azione
Google possiede qualcosa di più raro dei semplici dati: Google possiede dei dati con un contesto di utilizzo. Tutto nello stesso ecosistema.
- Analytics sa tutti i siti che visiti, cosa clicchi, cosa compri. Conosce i tuoi pattern di navigazione prima che tu te ne posssa persino accorgere.
- Search suggerisce cosa vuole una persona adesso.
- Con Gemini approfondisci l'argomento
- Maps (e Android) suggeriscono come ti muovi nel mondo.
- YouTube ci dice cosa ti appassiona.
- Gli short cosa cattura la tua attenzione.
- Gmail e Calendar sono tesori di relazioni e cicli di vita.
- Docs e Drive sono parte del tuo "secondo cervello" a disposizione.
Google non deve indovinare il contesto. Non ha nemmeno bisogno che glielo spieghi nel prompt: lo conosce già!
Qui google è il leader indiscusso nel mondo occidentale.
Come l'attrazione verso la massa di Google sta diventando ineluttabile.
Digressione: Behavior Model di Bj Fogg
ovvero: Come far compiere un'azione a una persona?
- sulle ascisse la capacità di fare un'azione
- sulle ordinate la motivazione a farla.
Viene da se che se sei molto motivato puoi fare una cosa molto complessa, se la cosa è semplice si riesce a portare a termine anche senza essere super convinti.

Ma Bj Fogg aggiunge una terza variabile: il trigger.
Il trigger è la spintarella che fa prendere l'azione. Potrebbe essere qualcosa che motiva, qualcosa che rende più facile o banalmente un segnale che ci ricorda di compierla.
Sul perchè di questa digressione ci torniamo tra qualche capoverso.
Distribuzione: il vero fossato
Ti ho descritto alcuni campi in cui Google ha preso la posizione di controllo, ti ho parlato del livello di integrazione.
Se torniamo a inizio articolo... Google in pieno codice rosso ha dichiarato "non abbiamo il fossato" per i nuovi modelli di AI. Ma era vero?
Il fossato c'era, lì sotto il naso, ma noi nerd cercavamo un fossato tecnologico.
Il fossato che ha Google è quello della distribuzione.
Google può infatti:
- fare affidamento su centinaia di migliaia di utenti
- testare feature AI su milioni di noi
- iterare in silenzio miglioramenti
- ritirare ciò che non funziona
- spingere ciò che funziona come default
Non deve convincere nessuno a comprare. Se hai un accesso ai servizi Google sei già con un piede dentro la porta. Non esiste frizione all'uso.
Annullamento frizioni
Quando riduci abbastanza l’attrito, le alternative smettono di sembrare strade percorribili: diventano deviazioni dalla retta via.
Il che è comodo quando cerchi delle cose, è pauroso se però ti fermi a pensare il buco nero che sta diventando.
il che ci porta:
Il problema generalizzato della monetizzazione non è un problema di Google.
Adesso ci torna utile il modello comportamentale di Bj Fogg sopra descritto.
Google non deve farsi la punta al cervello pensando come monetizzare con l’AI. Non ha il problema dei concorrenti.
Google deve solo vendere di più a chi già utilizza i propri servizi (upselling)
Ads più pertinenti, Suite che diventano ancora più appetibili, creatività fatte da Nano Banana, Audience Matching estremo. Basta pochissimo per dare la una ragione per far aprire il portafoglio a chi ancora sta aspettando una ragione per farlo.
Non c'è praticamente nessuna frizione all'utilizzo, e il rilascio di Gemini 3 ha dato quella spintarella in più per convincere e far diventare clienti quella massa di persone che erano alla finestra. Quelli che fino al momento prima pagavano "solo" coi propri dati si stanno chiedendo "sono solo pochi euro in più al mese, why not?"
Non ho trovato i numeri di iscritti paganti a Google dopo il rilascio Gemini 3 + Nano Banana 3 ma immagino essere mostruosi.
Al contrario, uscirne è una frizione importante
Uscire dall'ecosistema Google costa fatica mentale, non solo migrazione tecnica.
Al momento uso principalmente OpenAI, se mi spostassi su Gemini dovrei prima generare il mio sciame di GPT personalizzati, salvare un po' di conversazioni interessanti e copiare le modalità di ingaggio.
E' un fastidio, certamente, ma nulla di impossibile. Se dovessi pensare di muovermi dall'ecosistema di Google a uno simile dovrei prendere un mese di ferie.
Se a quello dovessi aggiungere un'AI con cui ho interagito per qualche anno e che mi conosce alla perfezione sarebbe praticamente impossibile.
Siamo all'orizzonte degli eventi: un passo ancora e non torniamo più indietro.
Un passo però che è molto allettante...
Devastazione della nostra capacità cognitiva
Potrei finire l'articolo così; ha una sua coerenza - ho espresso la mia tesi, l'ho difesa con alcuni esempi e ha anche una conclusione. Se il mio obiettivo fosse spammare su linkedin basterebbe.
Ma lascierei fuori una parte importante: "E Cosa ci posso fare io?". Non voglio chiudere l'articolo con un senso di impotenza di fronte ai giganti Tech.
Finora abbiamo parlato solo di come funzionino le cose fuori dal nostro controllo.
Serve il legislatore per rompere questa struttura, ma ogni volta che si pensa di spezzettare un monopolista basta tirare un calcio a un cassonetto e di critici più o meno sensati ne compaiono a decine...
MA
In questa newsletter ci siete voi, miei amati iscritti, e vorrei fare un passo avanti nell'affrontare la questione.
Se fino a qui ho parlato di strutture, parliamo adesso di effetti cognitivi.
E lo facciamo rispondendo a un'altra domanda:
Cosa succede alla nostra capacità di prendere delle decisioni in questo scenario?
In tempi non sospetti (2011), avevo scritto un articolo chiamato "Obbedire a un pezzo di plasticaccia", seguito da un altro "Come sopravvivo senza uno smartphone?"
La Tesi era che il fare affidamento ai device (in quel caso parlavo persino dei navigatori) "rende spesso la vita più lieve, ma abbiamo davvero bisogno di una vita ancora più facile di così?"
Le lusinghe all'uso di una AI sono sotto il naso di tutti, si parte facendogli fare le cose noiose e si passa velocemente a esternalizzare il pensiero. Devo citare Gialuca Mauro, che nei suoi video sul prompt engineering (sono notevoli, li trovi qui) lo ripete più volte.
Non esercitando pensieri lunghi e profondi, perdiamo progressivamente la capacità di sostenerli.
E se è vero che non scompare l’intelligenza, è anche vero si atrofizzano le funzioni che rendono possibile il pensiero profondo: diventiamo a tutti gli effetti più stupidi.
Cocooa.comTogo
Nessuno di noi può fuggire a questo monopolio cognitivo: le barriere per utilizzare alternative sono così alte che sono quasi invalicabili: prima o poi verremo tutti risucchiati nel pozzo gravitazionale.
Ineluttibile.
Il problema non è se Google diventerà un monopolio cognitivo. Il problema è che lo stiamo chiedendo noi (lo dico senza giudizio - io sono uno dei richiedenti)
Ogni volta che abbiamo accettato una scorciatoia, ogni volta che lasciamo decidere a un sistema “perché è più comodo”, stiamo aggiungendo massa al pozzo.
Dando per certo un monopolio tecnologico, e dando per molto probabile la possibiltà di essere risucchiati dentro... Come impatterà sulla nostra capacità cognitiva?
Credo che la tecnologia NON ci aiuterà a pensare meglio: attenzione non sto sostenendo che l’AI ci renda stupidi per definizione, ma che cambia l’economia dell’attenzione necessaria al pensiero.
Il vero rischio dell’intelligenza artificiale non è che pensi al posto nostro.
È che lo faccia così bene da farci dimenticare perché pensare fosse importante.
Cosa intendo per pensare meglio?
- Capacità di concentrazione prolungata su un problema singolo
- tollerare ambiguità senza risoluzione immediata
- Capacità di costruire modelli mentali per navigare nel mondo
- costruire catene causali lunghe
- decidere senza feedback immediato
- Spezzare il meccanismo della gratificazione istantanea
Cosa fare per preservare la capacità di pensare.
Ecco una lista di cose che studiosi dell'argomento suggeriscono.
- Non guardare nessun tipo di short (installa un plugin che te lo impedisce)
- Leggi più libri (organizza dei momenti della giornata, al pari del mangiare e andare in palestra)
- Dedicare del tempo ad una e una cosa soltanto: c'è un album di musica che mi piace? lo metto su e non faccio altro che ascoltare la musica.
- Avere degli hobby che non abbiano nessun secondo fine se non la pratica fine a se stesso: non per diventare il più bravo, non diventare un esperto per vendere le proprie abilità, ma godere dell'atto.
Conclusione
Un monopolio tecnologico della portata futura di Google & Gemini attrarrà a se buona parte delle persone che ne utilizzeranno i servizi. Le lusinghe ad esternalizzare il pensiero saranno sempre maggiori.
Le capacità cognitive non allenate, perdono di forza e in breve smettono di essere economicamente necessarie.
Se non possiamo fare nulla per impedire il monopolio tecnologico, possiamo fare qualcosa per preservare la nostra capacità di pensiero.
Chiusura
Dopo un anno bello positivo a crescita esponenziale un bel monografico morte e distruzione per chiudere ci voleva :-)
Ringraziami che non ho postato la review di If Anyone Builds It, Everyone Dies di Eliezer Yudkowsky e Nate Soares...
Abrazo
Manolo