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Social Forum federato con il resto del mondo. Non contano le istanze, contano le persone

Made the mistake of looking at real estate in Georgia (US) last night.

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Gli ultimi otto messaggi ricevuti dalla Federazione
  • I turned on the telemetry of Firefox to show Mozilla what features I don't use.

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  • @strypey It gave us a great meme.

    @JohnMastodon @Stomata

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  • Ma chi sarà mai? 😂

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  • ⏳ 𝗖𝗵𝗿𝗶𝘀𝘁𝗺𝗮𝘀 𝗦𝗮𝗹𝗲! Sconto del 𝟰𝟬% 𝘀𝘂𝗹 𝗽𝗿𝗲𝘇𝘇𝗼 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗽𝗲𝗿𝘁𝗶𝗻𝗮 del Corso "Dark Web & Cyber Threat Intelligence" in modalità E-Learning sulla nostra Academy!🚀

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  • “brescia schifa i fascisti”: in migliaia alla manifestazione antifascista. corteo da piazza loggia
    @anarchia
    “Brescia schifa i fascisti”. Sabato 13 dicembre 2025 mobilitazione antifascista e antirazzista con almeno 3.500 persone in totale, scese in piazza contro la calata dell’estrema destra fascista e xenofoba di nord e centro Italia (presenti i

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  • Sottovalutare la sicurezza informatica Oggi. Parliamo di “tanto chi vuoi che mi attacca?”

    La cultura del “tanto chi vuoi che mi attacchi?” gira ancora, testarda.

    Non è uno slogan, è proprio un modo di pensare. Una specie di alibi mentale che permette di rimandare, di non guardare troppo da vicino certi rischi. Succede spesso nelle aziende piccole, quelle dove tutti fanno un po’ di tutto e la sicurezza resta una cosa vaga, sullo sfondo.

    Chi osserva queste dinamiche lo vede chiaramente: la sottovalutazione del rischio non è un problema teorico, è pratica quotidiana.

    Non nasce da arroganza pura, più da stanchezza, da abitudine, da una fiducia mal riposta nel fatto che “siamo piccoli”. Una frase che torna, uguale, detta con convinzione. E che però non regge.

    Perché “non siamo un obiettivo” non funziona


    Nelle PMI l’idea è diffusa: nessun dato interessante, nessun nome famoso, nessuna ragione per attirare attenzioni. È una convinzione comoda e diciamola tutta, anche molto rassicurante. Permette di pensare che il problema riguardi altri, quelli grandi, quelli sotto i riflettori. Qui no, qui si lavora e basta.

    Il punto è che gli attacchi non funzionano più così, se mai lo hanno fatto.

    Non c’è qualcuno che guarda una singola azienda e decide se vale la pena. C’è automazione, c’è scanning continuo, c’è un rumore di fondo costante fatto di tentativi automatici. Non serve essere speciali. Basta essere lì.

    Ma quante sono le piccole imprese che sono rimaste vittima di un ransomware e sono presenti su questo sito? Migliaia.

    Attacchi automatici, non personali


    Chi analizza gli incidenti lo ripete da anni, forse con meno pazienza di prima: gran parte degli attacchi è opportunistica. Sistemi che scandagliano la rete senza sosta, alla ricerca di una porta aperta, una configurazione sbagliata, una password debole. Non chiedono chi sei. Provano e basta.

    In questo scenario, la dimensione conta poco. Anzi, a volte conta al contrario.

    Le realtà più piccole sono spesso meno preparate, meno aggiornate, meno protette. Non per negligenza cattiva, ma per mancanza di tempo, risorse, attenzione. Ed è proprio lì che l’automazione trova spazio.

    E se c’è un ransomware di mezzo? la PMI paga subito!

    Il problema quindi è uno solo. Essere fortunati di non andarci di mezzo. Ma per una Amministratore delegato di una media impresa, costruita con il sacrificio e con la passione di anni di duro lavoro. E’ con la fortuna che vogliamo giocare?

    Quando la teoria diventa danno concreto


    Ci sono casi reali, documentati, di piccole aziende colpite duramente e ci sono casi documentati di aziende che hanno fallito per un attacco informatico.

    Non per attività sensibili o segreti industriali, ma perché impreparate. Sistemi bloccati, dati irrecuperabili, operatività ferma. Il tipo di danno che, per una PMI, pesa molto più che per una grande struttura. Volete vedere cosa succede veramente?

    Abbiamo anche realizzato un fumetto su questo, il secondo episodio della nostra serie a fumetti BETTI-RHC dal titolo “Zero Decrypt” dove raccontiamo proprio questa storia. Un attacco ransomware ad una piccola impresa. E questa storia si ripete ogni giorno, nel silenzio assordante della stampa che pensa solo ai pesci “grandi” e non ai piccoli.

    Chi racconta questi episodi nota sempre lo stesso dettaglio, quasi banale: nessuno pensava potesse succedere. Nessun piano, nessuna procedura, nessuna reazione pronta. Solo sorpresa. E poi il conto, che arriva sempre in un secondo momento.

    Il costo della sottovalutazione


    Il problema non è solo l’attacco in sé, ma tutto quello che viene prima. La convinzione che il rischio sia remoto porta a rimandare aggiornamenti, a ignorare segnali, a trattare la sicurezza come un fastidio. Qualcosa che ruba tempo al lavoro vero. Un pensiero laterale, inutile.

    Eppure è proprio questa leggerezza a trasformare un evento comune in un disastro. Perché l’attacco, in molti casi, è banale. Quello che manca è la preparazione. E senza preparazione, anche una cosa semplice diventa ingestibile.

    La cultura del “chi vuoi che mi attacchi” resiste perché è facile.

    Non chiede sforzo, non chiede cambiamenti. È una frase che chiude la discussione, che permette di passare ad altro. In fondo rassicura tutti, anche chi la dice.

    Ma chi guarda i numeri, gli incidenti, le dinamiche reali, lo sa: non è una strategia. È solo una speranza. E sperare, quando si parla di sicurezza, raramente è una buona idea. Anche se suona umana, comprensibile. Fin troppo.

    L'articolo Sottovalutare la sicurezza informatica Oggi. Parliamo di “tanto chi vuoi che mi attacca?” proviene da Red Hot Cyber.

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  • Sito del fiume brasiliano… PRRRRR!

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  • @Heliograph @leonieke hi! I would recommend looking into self-hosting via GoToSocial... it's really powerful and features-rich.

    I have my account on a basic Hetzner plan, installed via YunoHost. I keep hearing that self-hosting Mastodon is very resource intensive and not worth the hassle... whereas GoToSocial is lightweight and easy to maintain.

    There is an independent tool available called SLURP that even allows you to move your posts from Mastodon to GoToSocial. @box464 and @joel have written superb blog posts about this process (sorry I don't have links ready).

    Good luck!

    P.S.: this is sent to you from my own GoToSocial account where I set character limit to 5000... aka 10x the limit of Mastodon. It's a wonderful wonderful feeling not having to break posts into multiple threads 🤗​

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    I turned on the telemetry of Firefox to show Mozilla what features I don't use.#firefox #mozilla
  • @strypey It gave us a great meme.

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    @strypey It gave us a great meme.@JohnMastodon @Stomata
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    ⏳ 𝗖𝗵𝗿𝗶𝘀𝘁𝗺𝗮𝘀 𝗦𝗮𝗹𝗲! Sconto del 𝟰𝟬% 𝘀𝘂𝗹 𝗽𝗿𝗲𝘇𝘇𝗼 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗽𝗲𝗿𝘁𝗶𝗻𝗮 del Corso "Dark Web & Cyber Threat Intelligence" in modalità E-Learning sulla nostra Academy!🚀Scrivici ad academy@redhotcyber.com o Whatsapp al 3791638765📖 Argomenti del corso https://academy.redhotcyber.com/courses/darkwebctiNon perdere l’opportunità di entrare nel mondo della Cyber Threat Intelligence (CTI) con i corsi di Red Hot Cyber e di diventare un esperto nel campo! Iscriviti ora e approfitta dello sconto! 🔒✨#redhotcyber #hacking #cti #ai #online #it #cybercrime #cybersecurity #technology #news #cyberthreatintelligence #OnlineCourses #Elearning #DigitalLearning #RemoteCourses #VirtualClasses #CourseOfTheDay #LearnOnline #OnlineTraining #Webinars #academy
  • Sottovalutare la sicurezza informatica Oggi.

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    Sottovalutare la sicurezza informatica Oggi. Parliamo di “tanto chi vuoi che mi attacca?”La cultura del “tanto chi vuoi che mi attacchi?” gira ancora, testarda.Non è uno slogan, è proprio un modo di pensare. Una specie di alibi mentale che permette di rimandare, di non guardare troppo da vicino certi rischi. Succede spesso nelle aziende piccole, quelle dove tutti fanno un po’ di tutto e la sicurezza resta una cosa vaga, sullo sfondo.Chi osserva queste dinamiche lo vede chiaramente: la sottovalutazione del rischio non è un problema teorico, è pratica quotidiana.Non nasce da arroganza pura, più da stanchezza, da abitudine, da una fiducia mal riposta nel fatto che “siamo piccoli”. Una frase che torna, uguale, detta con convinzione. E che però non regge. Perché “non siamo un obiettivo” non funzionaNelle PMI l’idea è diffusa: nessun dato interessante, nessun nome famoso, nessuna ragione per attirare attenzioni. È una convinzione comoda e diciamola tutta, anche molto rassicurante. Permette di pensare che il problema riguardi altri, quelli grandi, quelli sotto i riflettori. Qui no, qui si lavora e basta.Il punto è che gli attacchi non funzionano più così, se mai lo hanno fatto.Non c’è qualcuno che guarda una singola azienda e decide se vale la pena. C’è automazione, c’è scanning continuo, c’è un rumore di fondo costante fatto di tentativi automatici. Non serve essere speciali. Basta essere lì.Ma quante sono le piccole imprese che sono rimaste vittima di un ransomware e sono presenti su questo sito? Migliaia. Attacchi automatici, non personaliChi analizza gli incidenti lo ripete da anni, forse con meno pazienza di prima: gran parte degli attacchi è opportunistica. Sistemi che scandagliano la rete senza sosta, alla ricerca di una porta aperta, una configurazione sbagliata, una password debole. Non chiedono chi sei. Provano e basta.In questo scenario, la dimensione conta poco. Anzi, a volte conta al contrario.Le realtà più piccole sono spesso meno preparate, meno aggiornate, meno protette. Non per negligenza cattiva, ma per mancanza di tempo, risorse, attenzione. Ed è proprio lì che l’automazione trova spazio.E se c’è un ransomware di mezzo? la PMI paga subito!Il problema quindi è uno solo. Essere fortunati di non andarci di mezzo. Ma per una Amministratore delegato di una media impresa, costruita con il sacrificio e con la passione di anni di duro lavoro. E’ con la fortuna che vogliamo giocare? Quando la teoria diventa danno concretoCi sono casi reali, documentati, di piccole aziende colpite duramente e ci sono casi documentati di aziende che hanno fallito per un attacco informatico. Non per attività sensibili o segreti industriali, ma perché impreparate. Sistemi bloccati, dati irrecuperabili, operatività ferma. Il tipo di danno che, per una PMI, pesa molto più che per una grande struttura. Volete vedere cosa succede veramente?Abbiamo anche realizzato un fumetto su questo, il secondo episodio della nostra serie a fumetti BETTI-RHC dal titolo “Zero Decrypt” dove raccontiamo proprio questa storia. Un attacco ransomware ad una piccola impresa. E questa storia si ripete ogni giorno, nel silenzio assordante della stampa che pensa solo ai pesci “grandi” e non ai piccoli.Chi racconta questi episodi nota sempre lo stesso dettaglio, quasi banale: nessuno pensava potesse succedere. Nessun piano, nessuna procedura, nessuna reazione pronta. Solo sorpresa. E poi il conto, che arriva sempre in un secondo momento. Il costo della sottovalutazioneIl problema non è solo l’attacco in sé, ma tutto quello che viene prima. La convinzione che il rischio sia remoto porta a rimandare aggiornamenti, a ignorare segnali, a trattare la sicurezza come un fastidio. Qualcosa che ruba tempo al lavoro vero. Un pensiero laterale, inutile.Eppure è proprio questa leggerezza a trasformare un evento comune in un disastro. Perché l’attacco, in molti casi, è banale. Quello che manca è la preparazione. E senza preparazione, anche una cosa semplice diventa ingestibile.La cultura del “chi vuoi che mi attacchi” resiste perché è facile.Non chiede sforzo, non chiede cambiamenti. È una frase che chiude la discussione, che permette di passare ad altro. In fondo rassicura tutti, anche chi la dice.Ma chi guarda i numeri, gli incidenti, le dinamiche reali, lo sa: non è una strategia. È solo una speranza. E sperare, quando si parla di sicurezza, raramente è una buona idea. Anche se suona umana, comprensibile. Fin troppo.L'articolo Sottovalutare la sicurezza informatica Oggi. Parliamo di “tanto chi vuoi che mi attacca?” proviene da Red Hot Cyber.