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Pistole ad acqua contro i turisti.

  • Possibile che dobbiamo leggere titoli del genere?

    A quanto pare, sì.

    Il fattaccio è accaduto a Barcellona, come possiamo vedere da questo video su diffuso da La Stampa su Tiktok.

    Probabilmente non ve lo starete chiedendo, ma questa è la mia opinione al riguardo, come turista e viaggiatore: questo tipo di atteggiamenti mi preoccupa molto.

    Prima di continuare, voglio chiarire un po’ di cose.

    La prima: il diritto di manifestare il proprio dissenso è sacrosanto.

    Secondo punto: da sempre sono contrario all’iperturismo, che so bene non essere una pratica volontaria, ma che riconosco come grande problema per molte località famose.

    Per ultimo, so benissimo che non tutti i Barcellonesi erano lì a sparare acqua contro i turisti al grido di “tourists go home”, ma solo pochi attivisti.

    Eppure questo episodio, come altri recenti, segna un cambio di passo, a mio avviso.

    I turisti sono diventati il nemico, o almeno UN nemico, al pari dei migranti, dei delinquenti, del cambiamento climatico e delle tasse. Ogni individuo ha il suo personale nemico, che ovviamente arriva da un’idea installata dall’esterno e che è stata ben coltivata nel tempo.

    Anche in questo caso, il procedimento non è diverso che in tutti gli altri casi simili: si prende un problema infinitamente complesso e con mille sfaccettature, e lo si semplifica: ma non quel tipo di semplificazione che giova alla comprensione, no; direi che questo è invece il caso in cui è meglio parlare di banalizzazione del problema.

    E la banalizzazione è davvero semplice: in questo posto si vive male, il costo della vita è sempre più alto, la colpa è dei turisti.

    Nessuno qui vuole nascondersi dietro un dito: il problema è anche il turismo di per sé, che porta tantissime persone in un unico posto, perché magari è quella destinazione speciale che, si dice, almeno una volta nella vita “va vista”. Però le destinazioni speciali sono tantissime, non solo le poche che l’immaginario ci offre, e il sottoscritto cerca da sempre di suggerire che alla fine a rendere speciale la destinazione sei tu, con il tuo sentire, con le emozioni che tanti diversi posti possono dare. Moltissimi posti, anche sconosciuti, possono incuriosire, intrattenere e rilassare, se li si conosce a fondo.

    Nel caso di Barcellona siamo di fronte a qualcosa che rischia di diventare pericoloso: un movimento dal pensiero sempre più aggressivo che al motto di “tourists go home” vorrebbe liberarsi del tutto del problema: non regolarlo, badate bene, ma liberarsene del tutto. Come? Per ora, per fortuna solo con l’acqua. Si vuole creare disagio, affinché il turista preso di mira (letteralmente) parli male dell’accoglienza ricevuta. Lungi da me pretendere che al turista venga srotolato un tappeto rosso, ma credo che ci voglia una sana via di mezzo.

    Se queste persone venissero ripagate con la stessa moneta, non dovrebbero forse anch’esse evitare di fare vacanze altrove? E il confine quale sarebbe? Si dovrebbe restare nella propria regione? Nella propria città? Nel proprio quartiere? A casa propria, magari, perché gli abitanti dei quartieri limitrofi non vogliono che aumentino le persone nel loro quartiere?
    Vogliamo davvero vivere in un mondo di gabbie?

    Ma la domanda più importante per me è questa: perché prendersela col turista, che è solo l’ultimo anello di una catena che ha contribuito a portarlo dove si trova? Non basterebbe cercare di sensibilizzare, magari nel frattempo manifestando presso le autorità, come è già accaduto in tanti posti in Spagna ultimamente?

    Perché se adesso le pistole sono ad acqua, quanto tempo ci metteranno i cittadini ad odiare così tanto questo nuovo nemico da fare diventare vere queste pistole?

    Ditemi la vostra.

  • Possibile che dobbiamo leggere titoli del genere?

    A quanto pare, sì.

    Il fattaccio è accaduto a Barcellona, come possiamo vedere da questo video su diffuso da La Stampa su Tiktok.

    Probabilmente non ve lo starete chiedendo, ma questa è la mia opinione al riguardo, come turista e viaggiatore: questo tipo di atteggiamenti mi preoccupa molto.

    Prima di continuare, voglio chiarire un po’ di cose.

    La prima: il diritto di manifestare il proprio dissenso è sacrosanto.

    Secondo punto: da sempre sono contrario all’iperturismo, che so bene non essere una pratica volontaria, ma che riconosco come grande problema per molte località famose.

    Per ultimo, so benissimo che non tutti i Barcellonesi erano lì a sparare acqua contro i turisti al grido di “tourists go home”, ma solo pochi attivisti.

    Eppure questo episodio, come altri recenti, segna un cambio di passo, a mio avviso.

    I turisti sono diventati il nemico, o almeno UN nemico, al pari dei migranti, dei delinquenti, del cambiamento climatico e delle tasse. Ogni individuo ha il suo personale nemico, che ovviamente arriva da un’idea installata dall’esterno e che è stata ben coltivata nel tempo.

    Anche in questo caso, il procedimento non è diverso che in tutti gli altri casi simili: si prende un problema infinitamente complesso e con mille sfaccettature, e lo si semplifica: ma non quel tipo di semplificazione che giova alla comprensione, no; direi che questo è invece il caso in cui è meglio parlare di banalizzazione del problema.

    E la banalizzazione è davvero semplice: in questo posto si vive male, il costo della vita è sempre più alto, la colpa è dei turisti.

    Nessuno qui vuole nascondersi dietro un dito: il problema è anche il turismo di per sé, che porta tantissime persone in un unico posto, perché magari è quella destinazione speciale che, si dice, almeno una volta nella vita “va vista”. Però le destinazioni speciali sono tantissime, non solo le poche che l’immaginario ci offre, e il sottoscritto cerca da sempre di suggerire che alla fine a rendere speciale la destinazione sei tu, con il tuo sentire, con le emozioni che tanti diversi posti possono dare. Moltissimi posti, anche sconosciuti, possono incuriosire, intrattenere e rilassare, se li si conosce a fondo.

    Nel caso di Barcellona siamo di fronte a qualcosa che rischia di diventare pericoloso: un movimento dal pensiero sempre più aggressivo che al motto di “tourists go home” vorrebbe liberarsi del tutto del problema: non regolarlo, badate bene, ma liberarsene del tutto. Come? Per ora, per fortuna solo con l’acqua. Si vuole creare disagio, affinché il turista preso di mira (letteralmente) parli male dell’accoglienza ricevuta. Lungi da me pretendere che al turista venga srotolato un tappeto rosso, ma credo che ci voglia una sana via di mezzo.

    Se queste persone venissero ripagate con la stessa moneta, non dovrebbero forse anch’esse evitare di fare vacanze altrove? E il confine quale sarebbe? Si dovrebbe restare nella propria regione? Nella propria città? Nel proprio quartiere? A casa propria, magari, perché gli abitanti dei quartieri limitrofi non vogliono che aumentino le persone nel loro quartiere?
    Vogliamo davvero vivere in un mondo di gabbie?

    Ma la domanda più importante per me è questa: perché prendersela col turista, che è solo l’ultimo anello di una catena che ha contribuito a portarlo dove si trova? Non basterebbe cercare di sensibilizzare, magari nel frattempo manifestando presso le autorità, come è già accaduto in tanti posti in Spagna ultimamente?

    Perché se adesso le pistole sono ad acqua, quanto tempo ci metteranno i cittadini ad odiare così tanto questo nuovo nemico da fare diventare vere queste pistole?

    Ditemi la vostra.

    Aggiungo una domanda a quelle che giustamente poni tu.

    Quanto tempo manca a quando un turista risponderà con un pugno benassestato, in pieno volto, al decimo buontempone che lo schizza e questo farà scattare un linciaggio?


Gli ultimi otto messaggi ricevuti dalla Federazione
  • @G3rt
    Sì infatti è quello che vorrei fare, ma il sito di meteo am, come scrivevo sopra, è macchinoso e poco leggibile (come peraltro tutte le app che ho provato, tranne appunto quella che uso)
    @matz @snow

    per saperne di più

  • @j12t What did you think about it?

    per saperne di più

  • @mmasnick.bsky.social Great news!

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  • Mesa Project Adds Code Comprehension Requirement After AI Slop Incident

    Recently [Faith Ekstrand] announced on Mastodon that Mesa was updating its contributor guide. This follows a recent AI slop incident where someone submitted a massive patch to the Mesa project with the claim that this would improve performance ‘by a few percent’. The catch? The entire patch was generated by ChatGPT, with the submitter becoming somewhat irate when the very patient Mesa developers tried to explain that they’d happily look at the issue after the submitter had condensed the purported ‘improvement’ into a bite-sized patch.

    The entire saga is summarized in a recent video by [Brodie Robertson] which highlights both how incredibly friendly the Mesa developers are, and how the use of ChatGPT and kin has made some people with zero programming skills apparently believe that they can now contribute code to OSS projects. Unsurprisingly, the Mesa developers were unable to disabuse this particular individual from that notion, but the diff to the Mesa contributor guide by [Timur Kristóf] should make abundantly clear that someone playing Telephone between a chatbot and OSS project developers is neither desirable nor helpful.

    That said, [Brodie] also highlights a recent post by [Daniel Stenberg] of Curl fame, who thanked [Joshua Rogers] for contributing a massive list of potential issues that were found using ‘AI-assisted tools’, as detailed in this blog post by [Joshua]. An important point here is that these ‘AI tools’ are not LLM-based chatbots, but rather tweaked existing tools like static code analyzers with more smarts bolted on. They’re purpose-made tools that still require you to know what you’re doing, but they can be a real asset to a developer, and a heck of a lot more useful to a project like Curl than getting sent fake bug reports by a confabulating chatbot as has happened previously.

    youtube.com/embed/4d8jLfa5Mx8?…

    hackaday.com/2025/10/01/mesa-p…

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  • Despite Israel intercept around one dozens of boats. There are still huge chances that global sumud flotilla still can reach Gaza in 5 hours. Keep your eyes on global sumud flotilla

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  • How wholesome

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  • Stop the genocide, let the humanitarian aid in.

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  • Global protests are erupting in multiple countries following Israel's interception of the Global Sumud Freedom Flotilla.

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