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Gli ultimi otto messaggi ricevuti dalla Federazione
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@snow 💪
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💪✨ La leggenda del bracciale d’acciaio ✨💪
Più di 7 anni fa, finii sotto i ferri per un’operazione molto pericolosa.
Tagliando corto: mi davano per spacciato 😵💫 o, nella migliore delle ipotesi, paralizzato a vita.Poi un mio grande amico — un fratello, più che un amico 🤝 — mi regalò un piccolo bracciale.
Niente oro, niente lusso: acciaio. Freddo fuori… ma incandescente dentro 🔥Sopra, una frase:
“Winners are not people who never fail, but people who never quit.”
(I vincitori non sono persone che non falliscono mai, ma persone che non mollano mai.) 🛡️E lì… è scattata la scintilla ⚡
Sono passati 7 anni e 5 mesi.
Oggi sono diventato abbastanza esperto di Linux, Fediverso e Internet (vecchie passioni dovute anche al mio ex lavoro, rinforzate da nuove sfide 🐧🌐).
Studio, faccio tanto esercizio fisico, esco spesso, ho un bel giro di amici,
…e sì, c’è ancora lui, l’amico del bracciale.Non sono in un letto.
Non sono morto.
👉 Sono vivo, in una nuova versione di me stesso, su sedia a rotelle.Non dico che sia “meglio di prima”,
ma di certo mi dà grandi soddisfazioni 💫Chissà…
forse è tutto merito di quel piccolo bracciale d’acciaio. 💪
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@phab per ora attendo, vado a letto tardi… farò stanotte ….🤣
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@GustavinoBevilacqua no quello é mio fratello 🤣
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Di pomeriggio faccio un salto qui, ho trovato chi si prende quei portatili
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Di conseguenza non risultavano diplomatici epurati

I momenti di svolta per la diplomazia italiana furono rappresentati dal crollo del fascismo e dall’armistizio. Come è stato scritto, la scelta della maggioranza dei diplomatici fu quella di aderire al Regno del Sud. Le ragioni alla base di questa scelta furono varie e in parte convergenti: motivazioni di carattere ideologico, convinzioni personali, lealtà dinastica, e spesso una realistica interpretazione delle svolte verificatesi tra il 25 luglio e l’8 settembre influirono, separatamente o insieme, nell’orientare la decisione dei funzionari. In generale, dopo la formazione della Repubblica Sociale, la scelta di obbedire ad uno dei due stati italiani allora esistenti si rivelò in ogni caso problematica per non pochi dirigenti. Secondo la condivisibile valutazione di Ganapini, “la dialettica tra «carriera», tradizione di corpo, falsa coscienza della neutralità del ruolo pubblico o anche privato fu molto complessa non solo in tutti i settori dell’amministrazione dello Stato ma nell’intera società italiana” <51.
Al ministero degli Esteri i funzionari in servizio alla data dell’8 settembre 1943 erano 490 <52. Dopo la liberazione di Roma iniziò la verifica della condotta del personale di carriera ai fini della conferma del mantenimento in servizio o dell’eventuale epurazione. Non si trattò solamente di un’esigenza avvertita dalle forze politiche antifasciste: l’avvio dell’epurazione rappresentava anche l’adempimento di precise disposizioni alleate <53. L’organo al quale furono affidati i compiti di individuare i responsabili dei crimini del passato regime e di comminare le relative sanzioni fu l’Alto Commissariato per le Sanzioni contro il Fascismo, istituito il 27 luglio 1944 attraverso il decreto legislativo luogotenenziale n. 159 <54. Il decreto era articolato in cinque Titoli. Il primo definiva il reato di fascismo, mentre il quinto istituiva l’Alto Commissariato. L’articolo 2 del Titolo I enunciava che: «[…] i membri del governo fascista ed i gerarchi del fascismo, colpevoli di aver annullato le garanzie costituzionali, distrutte le libertà popolari, creato il regime fascista e compromesse e tradite le sorti del Paese condotto all’attuale catastrofe, sono puniti con l’ergastolo e, nei casi di più grave responsabilità, con la morte» <55. Gli altri articoli del Titolo I erano formulati per epurare quanti all’interno dello stato avevano sfruttato il regime per favorire la carriera personale <56. E’ importante, inoltre, distinguere l’epurazione condotta dai partigiani, quella portata avanti dal governo militare alleato nella zone del fronte e quella condotta dai governi provvisori italiani nelle zone liberate. Nel presente paragrafo si fa riferimento a quest’ultimo tipo di epurazione e si citeranno soprattutto i casi di quei diplomatici che hanno avuto un ruolo nelle relazioni italo-tedesche <57.
Il conte Carlo Sforza fu nominato Alto Commissario e fu lo stesso esponente antimonarchico, in seguito, a decidere di scegliere tra i partiti del CLN altri due commissari aggiunti per essere assistito nell’attività di epurazione. La scelta, come è noto, ricadde su Mario Berlinguer, esponente del partito d’azione, e su Mauro Scoccimarro, appartenente al partito comunista <58. Il loro compito fu quello di stabilire le pene dei delitti fascisti e di operare l’epurazione dell’apparato statale e governativo <59. Alla data del 15 gennaio 1945 i funzionari collocati a riposo dalla commissione preposta all’epurazione del ministero degli Esteri erano 84 <60. Dei restanti 406, 135 erano considerati così compromessi che furono deferiti a giudizio; 51 fra questi furono prosciolti, 7 furono quelli rimossi da ogni incarico, 10 furono retrocessi, ammoniti o dovettero subire sanzioni disciplinari di altro tipo <61. Gli atti della commissione appositamente istituita per gli Esteri dimostrano l’elevato numero di procedimenti nei confronti del personale appartenente alla carriera diplomatico-consolare <62. Tra il 1944 e la fine del 1945 la carriera di circa 219 funzionari su 490 fu passata al setaccio dalla Commissione di epurazione. Tra questi figuravano importanti nomi della diplomazia italiana. Tra i diplomatici più noti erano compresi Raffaele Guariglia, Renato Prunas e Augusto Rosso (quest’ultimo era stato, insieme a Prunas, tra i primi Segretari Generali del ministero dopo il 25 luglio 1943), tutti deferiti al giudizio di epurazione <63.
Francesco Babuscio Rizzo <64, entrato in carriera nel 1925 e primo ambasciatore italiano nella Repubblica federale tedesca, risultava in possesso della qualifica di “ante marcia” ed era accusato <64 di aver fatto parte delle squadre d’azione fasciste <65. Per tali motivi durante il regime, secondo la Commissione di epurazione, Babuscio Rizzo raggiunse in meno di quattordici anni il grado elevato di ministro Plenipotenziario di seconda classe <66, scavalcando altri funzionari con la stessa anzianità. Nel 1939 fu inviato a Tirana in qualità di Consigliere di legazione per collaborare con Francesco Jacomoni all’occupazione militare dell’Albania <67. Infine dal febbraio al luglio del 1943, Babuscio
Rizzo ricoprì la carica di Capo di Gabinetto del ministero. In questo ruolo nella primavera del 1943 fu tra gli autori insieme a Giuseppe Bastianini (sottosegretario agli Esteri), Leonardo Vitetti <68 e Luca Pietromarchi (entrambi Ministri plenipotenziari di prima classe) della controversa «Carta d’Europa», presentata dal regime fascista ai vertici del Terzo Reich a Klessheim (7-10 aprile 1943). Il progetto della «Carta d’Europa» rappresentava il punto di vista italiano sul “nuovo ordine europeo” la cui realizzazione era prevista in seguito alla vittoria definitiva dell’Asse. Nel difficile contesto degli ultimi mesi di vita dell’alleanza politico-militare italo-tedesca, tale prospetto rifletteva la volontà dell’Italia di limitare la progressiva subordinazione nei confronti dell’alleato tedesco (aumentata proporzionalmente alle sconfitte militari dell’Italia) immaginando piccoli spazi di autonomia anche per gli stati occupati, tuttavia i rappresentanti tedeschi rifiutarono recisamente il progetto presentato dall’Italia <69. Dopo il 25 luglio del 1943 Babuscio Rizzo fu nominato ambasciatore in Vaticano e da quella sede riuscì a superare indenne il processo di epurazione. Il ministero degli Esteri scavalcò l’Alto Commissariato adducendo che l’opera di Babuscio Rizzo era particolarmente «utile per il normale sviluppo dei rapporti tra il Governo Italiano e la Santa Sede» <70. La risposta dell’Alto Commissariato non si fece attendere e ribaltando la giustificazione politica presentata dal ministero comunicava che: «[…] la importanza delle sue attuali funzioni anziché ostare alla sospensione, come codesto Ministero opina, la rende invece ancor più necessaria, non essendo certo compatibile, per chi ha avuto, notoriamente, tanta parte nel passato regime, di seguitare ancora a rappresentare l’Italia all’estero e di svolgere, per di più, delicate trattative presso Governi stranieri» <71. Le lacune della documentazione non consentono una dettagliata ricostruzione dei vari passaggi (molto probabilmente subì retrocessioni di carriera), tuttavia il conferimento del grado di ambasciatore a Babuscio Rizzo nei primi anni Cinquanta, in occasione della sua missione a Bonn, attesta che egli superò la fase dell’epurazione in assenza di pregiudizi politici per il futuro proseguimento della carriera.
Il console Guglielmo Arnò, nel 1946 a capo della delegazione degli osservatori italiani ai processi contro i criminali nazisti di Dachau e Norimberga, era entrato in sevizio in seguito alla legge del 1927 che prevedeva il reclutamento senza regolare concorso di alcuni “benemeriti della causa fascista” allo scopo di fascistizzare il ministero <72. Anche il primo rappresentante diplomatico italiano nella Bizona nel 1947, Vitale Gallina, era un “ventottista” <73. Il Console Gallina era inoltre accusato dalla Commissione di epurazione di essere stato durante il regime uno stretto collaboratore del generale Enzo Emilio Galbiati, dal 1941 a capo della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale.
Aldo Morante, addetto commerciale della rappresentanza diplomatica italiana in Germania nel 1947, uno dei protagonisti della riorganizzazione delle relazioni economiche italo-tedesche, era stato littore della cultura e dal 1939 al 1941 redattore della rivista «Civiltà fascista». Roberto Chastel «ventottista», Console generale a Francoforte sul Meno negli anni Cinquanta, era stato messo a riposo senza diritto di pensione nel gennaio del 1945 per aver collaborato nell’inverno del 1943-1944 con Mazzolini alla riorganizzazione del ministero degli Esteri di Salò <74. Massimo Magistrati, nel 1950 in servizio presso il ministero a Roma come capo del Servizio Cooperazione Europea ed esperto di questioni tedesche, era stato negli anni Trenta uno dei funzionari più protetti da Ciano, del quale era anche cognato. Prima della guerra in qualità di Consigliere di legazione a Berlino, Magistrati era stato uno dei principali artefici e sostenitori dell’alleanza italo-tedesca <75. Sulla rapidissima carriera di Magistrati la scheda redatta dalla Commissione di epurazione per gli Esteri riportava: «[…] il Magistrati ha fatto una rapidissima carriera, tanto che, assunto nel 1925, si è trovato, nel 1938, dopo una serie di avanzamenti non altrimenti giustificabili, Ministro plenipotenziario di II classe, in un grado, cioè alquanto superiore a quello corrispondente alla sua anzianità, fra tutti i Ministri plenipotenziari di II classe in carica nel 1943 egli era quello pervenuto in quel grado nella spazio di tempo più breve» <76.
Per questi diplomatici gli elementi di compromissione con il regime non erano limitati all’uso della tessera del partito fascista ai fini dell’acquisizione di vantaggi economici o di carriera, ma avevano implicato l’attiva adesione e partecipazione ai progetti espansionistici del fascismo della seconda metà degli anni Trenta.
Le richieste di sospensioni dal servizio, di privazione del grado, dello stipendio e del diritto alla pensione, qualora fossero state interamente accolte, avrebbero provocato la completa decapitazione dei vertici e dei ruoli della diplomazia italiana <77. Raffrontato con altri ministeri, l’alto numero dei licenziamenti all’interno del ministero degli Esteri costituì, secondo Woller, un’eccezione nell’ambito della pubblica amministrazione, soprattutto perché il governo italiano agiva in questo settore sotto gli occhi dell’opinione pubblica internazionale e non poteva fare altro che dimostrare severità e rigore <78. I giudizi e le valutazioni sulla politica di defascistizzazione e sulle sanzioni adottate dai governi italiani nel periodo 1943-1948 sono oggetto di dibattito fra gli storici <79. Le fonti a disposizione dimostrano che le Commissioni di epurazione svolsero il compito per cui erano state istituite. Il periodo 1944-1946 segnò una volontà di discontinuità da parte delle forze antifasciste e le nomine degli ambasciatori “politici” nelle principali sedi estere, come precedentemente presentato, ne rappresentavano una prova. Allo stesso tempo il conferimento dell’incarico di ambasciatore a rappresentanti della sfera politica era il sintomo di una viva preoccupazione dei partiti del CLN sulla presentabilità internazionale dei vertici del corpo diplomatico italiano. Negli anni seguenti una serie di circostanze e di interessi politici indusse il governo prima ad arginare e poi ad annullare i risultati dell’epurazione <80. Infatti, in un rapporto del ministero dell’Interno del 18 agosto 1952, contenente i dati sui dipendenti statali dispensati dal servizio per effetto dell’epurazione, erano scomparsi gli 84 funzionari messi a riposo nel gennaio del 1945 dalla Commissione di epurazione, di conseguenza non risultavano diplomatici epurati <81.
[NOTE]
51 Cfr. L. GANAPINI, La Repubblica delle camicie nere. I combattenti, i politici, gli amministratori, i socializzatori, Milano, 1999, p. 274.
52 Cfr. la Lista dell’epurazione dai ruoli della carriera diplomatico-consolare alla data del 15 gennaio 1945, in Acs, Allied Control Commission in Italy: Informazioni – Headquarters Allied Commission (10000) – Civil Affairs (105) \892.
53 Già nel corso della Conferenza di Mosca (18 ottobre – 11 novembre 1943) le potenze alleate concordarono una serie di misure volte alla soppressione delle organizzazioni e delle istituzioni create dal fascismo e alla rimozione dei capi fascisti e dei generali dell’esercito sospettati di essere criminali di guerra. Cfr. E. AGA-ROSSI, L’ Italia nella sconfitta, cit., pp. 130-150. Il problema dell’epurazione nei confronti di quanti all’interno delle istituzioni avevano più o meno attivamente sostenuto il regime fascista rappresenta un tema estremamente complesso. Per uno sguardo d’insieme cfr. H. WOLLER, I conti con il fascismo, cit., e ID., «Ausgebligene Säuberung?» Die Abrechnung mit dem Faschismus in Italien, in K-D. HENKE, H. WOLLER (hrsg.), Politische Säuberung in Europa. Die Abrechnung mit dem Faschismus und Kollaboration nach dem Zweiten Weltkrieg, München, 1991, pp. 148-191.
54 Cfr. Acs, Presidenza del Consiglio dei Ministri (d’ora in avanti Pcm), Alto Commissariato per le Sanzioni contro il Fascismo, Titolo I. Cfr. anche H. WOLLER, I conti con il fascismo, cit., pp. 187-260.
55 Ibid.
56 Ibid.
57 Per una contestualizzazione delle diverse operazioni di epurazione cfr. H. WOLLER, I conti con il fascismo, cit., pp. 188-286.
58 D. IVONE, Raffaele Guariglia, cit., pp. 80-83. Nel corso dell’attività di epurazione si alternarono diversi commissari, tra cui anche Nenni e il comunista Grieco.
59 H. WOLLER, I conti con il fascismo, cit., pp. 200-260.
60 Cfr. la Lista dell’epurazione dai ruoli della carriera diplomatico-consolare alla data del 15 gennaio 1945, cit.
61 Ibid.; cfr. anche H. WOLLER, I conti con il fascismo, cit., p. 249; D. IVONE, Raffaele Guariglia, cit., pp. 83-85.
62 La documentazione completa prodotta dalla Commissione di epurazione per il ministero degli affari Esteri è in Acs, Pcm, Alto Commissariato per le Sanzioni contro il Fascismo, Titolo III, Affari dell’epurazione del personale delle amministrazioni dello Stato, fasc. 12-3: personale diplomatico.
63 Su Prunas cfr. G. BORZONI, Renato Prunas diplomatico (1892-1951), Soveria Mannelli, 2004, pp. 434-450; sulle vicende di Guariglia e Rosso cfr. D. IVONE, Raffaele Guariglia, cit.
64 Francesco Babuscio Rizzo (1897-1983). Laureato in giurisprudenza presso l’Università di Firenze; nel 1925 intraprese la carriera diplomatica. Prima della seconda guerra mondiale svolse missioni a Berna, Buenos Aires, Digione, Shanghai, Pechino e Tirana. Dal 1939 al febbraio 1943 fu Consigliere di legazione presso lo stato del Vaticano. Capo di Gabinetto presso il ministero durante gli ultimi mesi del regime fascista (febbraio-luglio 1943). Dopo la caduta di Mussolini e la formazione del governo Badoglio fu nuovamente inviato in Vaticano. Babuscio Rizzo risulta essere uno dei diplomatici su cui la Commissione di epurazione addetta al dicastero degli Esteri ha prodotto più fascicoli di documentazione. Prosciolto dalle accuse fu inviato come ambasciatore a Dublino dal 1946 al 1949. Nel 1949 divenne capo della Missione diplomatica italiana in Germania e dal 1951 al 1954 primo Ambasciatore d’Italia presso la Repubblica Federale tedesca. Nel febbraio del 1955 fu inviato come ambasciatore in Brasile.
5 Cfr. Acs, Pcm, Alto Commissariato per le Sanzioni contro il Fascismo, Titolo III, Affari dell’epurazione del personale delle amministrazioni dello Stato, fasc. 12-3: personale diplomatico, sottofasc.: Francesco Babuscio Rizzo.
66 Undici erano i gradi della carriera diplomatica, gli ambasciatori rivestivano il secondo grado. I ruoli erano stati fissati con il R.D. del 14 agosto 1931. Quest’ultimo prevedeva i ruoli di: Ambasciatore, Ministro plenipotenziario di prima classe, Ministro plenipotenziario di seconda classe, Consigliere di legazione, Primo Segretario di legazione di prima classe, Primo Segretario di legazione di seconda classe, Console generale di prima classe, Console generale di seconda classe, Console di prima classe, Console di seconda classe, Console di terza classe, Viceconsole di prima classe, Viceconsole di seconda classe e Addetti consolari. Cfr. E. SERRA, La diplomazia in Italia, Milano, 1984, pp. 44-45.
67 La figura di Francesco Babuscio Rizzo ritorna più volte nel noto studio di Davide Rodogno. Sul ruolo del ministero degli Esteri nell’occupazione dell’Albania scrive Rodono: «Va inoltre rilevato che in Albania il Ministero degli Esteri ebbe un ruolo preminente rispetto agli altri organi dello stato, sia per l’interessamento di Ciano, sia perché il Sottosegretario di stato per gli affari albanesi – poi Ufficio Albania – s’insediò presso questo ministero e sovrintese a tutti i rapporti che interessarono i due paesi, impartendo al luogotenente (Francesco Jacomoni) le direttive della sua azione politica». Cfr. D. Rodogno, Il nuovo ordine mediterraneo. Le politiche di occupazione dell’Italia fascista (1940-1943), Torino, 2002, p. 87. Babuscio Rizzo è citato alle pp. 66, 161, 486, 506.
68 Accusato e poi prosciolto dalla Commissione per l’epurazione. Nell’autunno del 1943 seguì per due mesi il governo fascista a Salò e poi disertò tornando clandestinamente a Roma per attendere l’arrivo degli alleati. Cfr. Acs, Pcm, Alto Commissariato per le Sanzioni contro il Fascismo, Titolo III, Affari dell’epurazione del personale delle amministrazioni dello Stato, fasc. 12-3: personale diplomatico, sottofasc.: Leonardo Vitetti.
69 La carta, scrive Rodogno, prevedeva quattro punti: «il rispetto del principio di nazionalità e il diritto degli stati di costituirsi sulla base dell’omogeneità etnica; il rispetto della piena sovranità e del libero ordinamento interno degli stati europei; il principio della collaborazione fondata sulla coscienza dell’unità morale dell’Europa e sul pieno e libero sviluppo delle individualità nazionali; la promessa che le potenze dell’Asse avrebbero guidato l’Europa verso una pacifica vita internazionale, da attuare con un’equa distribuzione delle risorse economiche del mondo, con una reale collaborazione di lavoro, di produzione e scambi fra tutte le nazioni […] È indubbio – continua Rodogno – che il progetto “nuova Europa” fu un tentativo meramente propagandistico, un espediente per trovare una via d’uscita alla drammatica realtà italiana. Tuttavia offre lo spunto per domandarsi quanto la visione del nuovo ordine, nel 1943, si differenziasse dai progetti del 1940-41. Dopo due anni d’esperienza a fianco dell’alleato, in una situazione prossima alla catastrofe, gli italiani criticavano i nazisti per l’assenza di una visione politica “comunitaria” ed europea e rimproveravano loro il fatto che non bastasse organizzare gerarchicamente l’Europa. Sostenevano la necessità di costituire le basi di una cooperazione politica ed economica sulle “forze vive dei popoli”, senza sfruttare brutalmente i territori occupati, ma convogliando e potenziando quelle forze che sarebbero state decisive per il dopo, nella lotta contro le grandi forze extraeuropee. Erano vivamente preoccupati al pensiero di poter essere associati e considerati complici del terrore nazista e consapevoli che l’odio e l’avversione nei confronti dei nazisti erano aumentati in maniera massiccia a seguito delle catastrofi dell’inverno 1942-43, quando i resti dell’armata italiana in Russia erano rientrati e migliaia di sopravvissuti avevano stigmatizzato il comportamento dei soldati tedeschi nei loro confronti. Ma tra la visione fascista del nuovo ordine europeo e quella nazista vi fu davvero un abisso ideologico e politico?». Cfr. D. RODOGNO, Il nuovo ordine mediterraneo, cit., pp. 65-66. Dello stesso autore si veda anche ID., Die faschistische Neue Ordnung und die politisch-ökonomische Umgestaltung des Mittelmeerraums 1940 bis 1943, in L. KLINKHAMMER, A. OSTI GUERRAZZI, T. SCHLEMMER (hrsg.), Die Achse im Krieg. Politik, Ideologie und Kriegführung 1939-1945, Paderborn, 2010, pp. 211-231.
70 Cfr. Acs, Pcm, Alto Commissariato per le Sanzioni contro il Fascismo, Titolo III, Affari dell’epurazione del personale delle amministrazioni dello Stato, fasc. 12-3: personale diplomatico, sottofasc.: Francesco Babuscio Rizzo.
71 Ibid.
72 Cfr. Acs, Pcm, Alto Commissariato per le Sanzioni contro il Fascismo, Titolo III, Affari dell’epurazione del personale delle amministrazioni dello Stato, fasc. 12-3: personale diplomatico, sottofasc.: Guglielmo Arnò.
73 Cfr. Acs, Pcm, Alto Commissariato per le Sanzioni contro il Fascismo, Titolo III, Affari dell’epurazione del personale delle amministrazioni dello Stato, fasc. 12-3: personale diplomatico, sottofasc.: Vitale Gallina.
74 Cfr. Acs, Pcm, Alto Commissariato per le Sanzioni contro il Fascismo, Titolo III, Affari dell’epurazione del personale delle amministrazioni dello Stato, fasc. 12-3: personale diplomatico, sottofasc.: Roberto Chastel.
75 Cfr. Acs, Pcm, Alto Commissariato per le Sanzioni contro il Fascismo, Titolo III, Affari dell’epurazione del personale delle amministrazioni dello Stato, fasc. 12-3: personale diplomatico, sottofasc.: Massimo Magistrati.
76 Ibid.
77 Tra gli alti gradi della carriera diplomatica, nel novembre del 1944, gli Ambasciatori sotto processo erano 10 su 19, tra cui: Raffaele Guariglia, Giuseppe Bastianini, Augusto Rosso, Giacomo Paolucci De Calboli, Gino Buti, Ottavio De Peppo, Francesco Pittalis. Più della metà dei Ministri plenipotenziari di prima classe in servizio, 8 su 15, furono rinviati a giudizio: Pellegrino Chigi, Leonardo Vitetti, Luca Pietromarchi, Armando Ottaviano Koch, Attilio De Cicco, Francesco Fransoni, Enrico Bombieri, Luigi Maccotta. Numerosi anche quelli di grado inferiore: Emanuele Grazzi (Ministro plenipotenziario di seconda classe), Filippo Caffarelli (Ministro plenipotenziario di seconda classe), Massimo Magistrati (Ministro plenipotenziario di seconda classe), Ubaldo Rochira (Ministro plenipotenziario di seconda classe), Luigi Vidau (Ministro plenipotenziario di seconda classe), Giuseppe Cosmelli (Ministro plenipotenziario di seconda classe), Luigi Cortese (Ministro plenipotenziario di seconda classe), Tommaso Bertelé (Ministro plenipotenziario di seconda classe), Giovanni De Astis (Ministro plenipotenziario di seconda classe), Francesco Babuscio Rizzo (Ministro plenipotenziario di seconda classe), Gaetano Vecchiotti (Console generale di prima classe), Carlo Bossi (Console generale di prima classe), Umberto Natali (Console generale di prima classe), Quinto Mazzolini (Console generale di
prima classe), Enrico Liberati (Console generale di prima classe), Camillo Giuriati (Console generale di prima classe), Salvatore Meloni (Console generale di prima classe), Giuseppe De Angelis (Console generale di prima classe), Alfredo Angeloni (Console generale di prima classe), Luigi Ottaviani (Console generale di seconda classe), Ettore Perrone (Console generale di seconda classe), Guglielmo Rulli (Console generale di seconda classe), Blasco Lanza D’Ajeta (Console generale di seconda classe), Mario Carosi (Console generale di seconda classe), Italo Zappoli (Console generale di seconda classe), Adolfo Alessandrini (Primo segretario di legazione), Antonio Rosset Deandrè (Primo segretario di legazione), Giuseppe Tommasi (Primo segretario di legazione), Angelino Corrias (Primo segretario di legazione), Antonio Venturini (Primo segretario di legazione, uno dei funzionari italiani che nell’agosto del 1943 decise di attuare una vorace rapina della Grecia occupata seguendo modalità del tutto simili a quella effettuata dai nazisti), Giuseppe Batta Serra di Cassano (Console di prima classe), Camillo Leonini (Console di prima classe), Antonio Valentini (Segretario di prima classe agli Affari Albanesi), Vincenzo Speranza (Console di prima classe), Michele Barillari (Console di prima classe). Cfr. Acs, Pcm, Alto Commissariato per le Sanzioni contro il Fascismo, Titolo III, cit. 78 Cfr. H. WOLLER, I conti con il fascismo, cit., p. 249.
79 Per una panoramica delle linee fondamentali del dibattito cfr. P. ALLOTTI, Studi recenti sull’epurazione nel secondo dopoguerra, in «Mondo Contemporaneo», 2008, 1, pp. 149-168.
80 L’Alto Commissariato fu abolito il 31 marzo del 1946. Il 22 giugno dello stesso anno fu promulgata la famosa amnistia proposta da Togliatti qualche mese prima anche in vista del referendum istituzionale del 2 giugno. Tra il 1948 e il 1949 il governo De Gasperi varò due decreti che favorirono il reintegro dei dirigenti delle amministrazioni statali ancora fuori servizio per effetto dell’epurazione. Nel 1953 ci fu l’amnistia definitiva che permise anche a chi era sfuggito ed era latitante di chiudere i conti col passato. Cfr. Ibid., pp. 513-559. A differenza di molti storici italiani Woller non crede al mito dell’epurazione mancata. Cfr. Ibid., pp. 569-576. La stessa presenza di ambasciatori politici si rivelò in seguito una parentesi. A partire dal 1948, infatti, solo pochi politici preferirono continuare l’attività di ambasciatori. Tra questi Manlio Brosio (liberale) e Sergio Fenoaltea (azionista).
81 Cfr. la Comunicazione del Ministero dell’Interno alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, 18 agosto 1952, in Acs, Pcm, Gabinetto, Affari Generali, 1951-1954, Busta 10124.
Filippo Triola, La costruzione delle relazioni politiche ed economiche tra l’Italia e la Germania occidentale dopo la seconda guerra mondiale (1945-1951), Tesi di dottorato, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, 2012#ambasciatori #commissione #consoli #diplomatici #epurazione #fascismo #FilippoTriola #FrancescoBabuscioRizzo #guerra #GuglielmoArnò #MassimoMagistrati #reintegrazione #Repubblica #RobertoChastel #Salò #VitaleGallina
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Ho già portato indietro di un'ora gli orologi che stanotte non lo faranno da soli.
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