MITRE pubblica la lista delle TOP25 debolezze software più pericolose del 2025
Il MITRE ha reso pubblica la classifica delle 25 più pericolose debolezze software previste per il 2025, secondo i dati raccolti attraverso le vulnerabilità del national Vulnerability Database. Tali vulnerabilità sono state individuate analizzando 39.080 record di Common Vulnerabilities and Exposures (CVE)riportati nell’anno in corso, al fine di segnalare le cause principali.
L’aumento delle minacce informatiche ha elevato l’importanza della classifica annuale, la quale elaborata in base a dati CVE reali, permette una più efficace identificazione e riduzione dei rischi all’interno delle organizzazioni.
Gli aggressori possono assumere il controllo del sistema, sottrarre dati sensibili o compromettere le applicazioni a causa di questi difetti pervasivi, che sono spesso facilmente individuabili e sfruttabili.
La classifica CWE Top 25 può aiutare a:
Riduzione delle vulnerabilità : le informazioni sulle cause comuni alla radice forniscono un feedback prezioso per la pianificazione SDLC e architettonica dei fornitori, contribuendo a eliminare intere classi di difetti (ad esempio, sicurezza della memoria, iniezione)
Risparmio sui costi : meno vulnerabilità nello sviluppo del prodotto significano meno problemi da gestire dopo la distribuzione, con conseguente risparmio di denaro e risorse
Analisi delle tendenze : la comprensione delle tendenze dei dati consente alle organizzazioni di concentrare meglio gli sforzi di sicurezza
Informazioni sullo sfruttabilità : alcune debolezze, come l’iniezione di comandi, attirano l’attenzione degli avversari, consentendo di stabilire le priorità del rischio.
Fiducia del cliente : la trasparenza nel modo in cui le organizzazioni affrontano queste debolezze dimostra impegno per la sicurezza del prodotto
Le vulnerabilità legate alla sicurezza della memoria, come i buffer overflow, sono ricorrenti, il che sta portando all’adozione di linguaggi più sicuri come Rust. Nello stesso tempo, le applicazioni web devono far fronte a minacce e problemi di autenticazione. Inoltre, le vulnerabilità come Use After Free, rientranti nella categoria KEV, richiedono l’implementazione di un modello di controllo basato sullo zero-trust.
È fondamentale che le organizzazioni esaminino i propri codici in base a questo elenco, incorporino le verifiche CWE nelle loro pipeline di integrazione continua, insistano con i fornitori per garantire la trasparenza e sfruttino i contratti per imporre ai fornitori l’applicazione di standard rigorosi per la scrittura di codice sicuro..
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