Che posso dire?
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Che posso dire? Sono pieno di ammirazione per queste due fantastiche sonde "quasi gemelle" (curiosamente, la seconda lanciata qualche giorno prima dell'altra). La più distante da noi, Voyager 1 (l'oggetto artificiale più lontano dalla Terra in assoluto), sta per arrivare ad un giorno luce.
Queste sonde lanciate negli anni Settanta, che avrebbero dovuto “appena” visitare i pianeti esterni del Sistema Solare (come hanno effettivamente fatto) e poi praticamente basta, stanno continuando indefesse a trasmettere dati. Da regioni remotissime, ormai fuori dal Sistema Solare.
Molti strumenti sono spenti, certo. L'energia è poca, bisogna dosarla. La strumentazione, tecnologia di cinquant'anni fa, farebbe sorridere, a vederla a Terra. Però, funziona. Da mondi lontanissimi le sonde parlano con le stazioni a Terra e ricevono comandi.
Grande merito va attribuito alla gestione di queste missioni, che ha operato scelte (anche dolorose, come la chiusura di alcuni strumenti, tra cui - ormai molti anni fa - le macchine fotografiche di bordo) oculate, orientate a massimizzare la vita delle Voyager, infinitamente oltre il limite progettato.
E niente. Io ogni volta che ci penso, mi meraviglio.
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Che posso dire? Sono pieno di ammirazione per queste due fantastiche sonde "quasi gemelle" (curiosamente, la seconda lanciata qualche giorno prima dell'altra). La più distante da noi, Voyager 1 (l'oggetto artificiale più lontano dalla Terra in assoluto), sta per arrivare ad un giorno luce.
Queste sonde lanciate negli anni Settanta, che avrebbero dovuto “appena” visitare i pianeti esterni del Sistema Solare (come hanno effettivamente fatto) e poi praticamente basta, stanno continuando indefesse a trasmettere dati. Da regioni remotissime, ormai fuori dal Sistema Solare.
Molti strumenti sono spenti, certo. L'energia è poca, bisogna dosarla. La strumentazione, tecnologia di cinquant'anni fa, farebbe sorridere, a vederla a Terra. Però, funziona. Da mondi lontanissimi le sonde parlano con le stazioni a Terra e ricevono comandi.
Grande merito va attribuito alla gestione di queste missioni, che ha operato scelte (anche dolorose, come la chiusura di alcuni strumenti, tra cui - ormai molti anni fa - le macchine fotografiche di bordo) oculate, orientate a massimizzare la vita delle Voyager, infinitamente oltre il limite progettato.
E niente. Io ogni volta che ci penso, mi meraviglio.
@mcastel Le Voyager sono, sinceramente, la più grande impresa tecnologica dell'umanità.
Perché tecnologia, contrariamente a quanto molti pensano, non è sinonimo di sofisticazione o complessità. -
@mcastel Le Voyager sono, sinceramente, la più grande impresa tecnologica dell'umanità.
Perché tecnologia, contrariamente a quanto molti pensano, non è sinonimo di sofisticazione o complessità.@MauroV1968 Bravissimo, sono completamente d'accordo con te!
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undefined stefano_zan@mastodon.uno shared this topic on
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