Il paradosso di Charlie Kirk
@politica
Dalla newsletter di Mattia Marangon
Tra martire e carnefice, il meccanismo della radicalizzazione digitale.
Mi sono preso del tempo prima di scrivere della morte di Charlie Kirk.
Non solo perché rientro da poco da una settimana di ferie (e te pareva che dovevano succedere 1000 cose), ma perché casi come questo hanno bisogno di una pausa di metabolizzazione.
Non stiamo parlando solo di un omicidio che possiamo definire politico, ma di un fenomeno che mostra con estrema chiarezza come funziona oggi la radicalizzazione, soprattutto nel digitale.
Indubbiamente, Charlie Kirk era una figura controversa: era il fondatore di Turning Point USA, organizzazione che in pochi anni è diventata una delle centrali di propaganda più influenti per la nuova destra americana.
Giovane, aggressivo, abilissimo nell’usare podcast, TikTok e tournée universitarie, Kirk ha costruito un seguito enorme parlando direttamente ai ragazzi, spesso con un linguaggio volutamente provocatorio, al limite della manipolazione.
Ed è qui che bisogna fermarsi un attimo: alcune delle sue idee erano oggettivamente tossiche e pericolose, ed è difficile liquidarle con leggerezza.
Parliamo infatti di un uomo che metteva in discussione i diritti civili delle minoranze, dipingeva i migranti come una minaccia esistenziale, ridicolizzava battaglie sociali legittime per trasformarle in caricature, sosteneva senza ambiguità una visione politica fondata sull’idea di un’America cristiana e identitaria.
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