Da Lorenzo Tosa
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Da Lorenzo Tosa
Questa mattina la sindaca di Genova Silvia Salis ha fatto una cosa semplice e preziosa.
È andata a Reggio Emilia, città natale della famiglia Cervi e, di fronte ad Adelmo Cervi, figlio di Aldo, uno dei sette fratelli trucidati dai nazifascisti il 28 dicembre 1943, ha tenuto l’orazione ufficiale.
Sono parole di Memoria altissima, la risposta più bella a chi, come La Russa, straparla di “simboli di amore”.
“Ci sono storie che non chiedono solo di essere ricordate. Chiedono di essere raccontate.
Il massacro dei fratelli Cervi non è una tragedia privata.
È una domanda pubblica.
Una di quelle domande che attraversano il tempo e tornano, puntuali, ogni volta che una società deve decidere da che parte stare.Sette fratelli. Sette nomi, sette date di nascita, sette vite diverse. E una sola scelta comune: non voltarsi dall’altra parte.
Erano una famiglia: la loro casa era aperta ai fuggiaschi, agli stranieri, ai disertori, a chiunque scappasse dalla guerra e dalla violenza.Quando il fascismo chiedeva silenzio, loro offrivano rifugio. Quando chiedeva obbedienza, loro sceglievano la libertà.
Per questo furono catturati. E poi, senza difesa, fucilati. Sette fratelli uccisi come messaggio. Come avvertimento. Come lezione.
Il fascismo ha sempre avuto questa ossessione: non eliminare solo le persone, ma spezzare l’idea che portano.Ma qui sta il punto che il fascismo non ha mai capito. Si possono fucilare sette uomini. Non si può fucilare un’idea.
La libertà è un ciclo. Ogni volta che qualcuno prova a spezzarla con la forza, qualcun altro la risemina.
Ecco cos’è l’antifascismo. È la fiducia ostinata nel genere umano e nella sua capacità di seminare, di amare.
(…) Più volte mi è stato chiesto se ha ancora senso, nel nostro tempo, dirsi antifascisti.
E la risposta è semplice: non solo ha senso, ma è necessario.
Non dobbiamo mai stancarci di dirci antifascisti esattamente come non dobbiamo mai stancarci di chiamarci per nome.
Antifascismo è il nome dei fratelli Cervi, del popolo italiano, è il nome della nostra Costituzione, è il nome del sangue che è stato versato sulle colline che ci circondano, sui monti che stanno alle spalle della mia Genova.
Antifascismo è il nome delle tante donne che hanno reso possibile la Resistenza. Con la loro lotta, con la loro sofferenza. Come quella di Genoeffa Cocconi. Che ha visto morire i suoi figli, che non potuto seppellirli. E che non ha retto al ricordo del dolore, all’infamia fascista che dopo i figli ha provato a toglierle anche la casa e tutto il poco che le rimaneva.(…) Essere antifascisti oggi significa difendere chi è più fragile, anche quando non ci conviene.
Significa accettare che il potere vada sempre controllato, soprattutto quando ci piace.
Significa ricordare che la libertà di parola vale soprattutto per chi dice cose che non ci piacciono.
Il fascismo ha superato i confini di se stesso, ed è diventato sinonimo di “male assoluto”. Eppure, incredibilmente, ancora qualcuno fatica a definirsi antifascista.
(…) Non potevo dire di no in segno di riconoscenza per Adelmo e per la sua famiglia, per la testimonianza antifascista che non si stanca mai di portare avanti in tutta Italia. Ci siamo visti a Sant’Anna di Stazzema, ci siamo visti a Genova, non potevamo non vederci qui.
E per rendere ancora più saldo questo legame sono contenta di poter annunciare che molto presto anche il Comune di Genova aderirà formalmente all’Istituto Alcide Cervi. Ne abbiamo parlato in giunta, accogliendo il vostro invito. E presto approveremo tutti i documenti necessari.
Alcide Cervi è stata ‘una quercia che ha cresciuto sette rami, e quelli sono stati falciati, e la quercia non è morta’.
Poi, anche la quercia è morta, ma vorrei fare mio il suo invito: ‘Guardate il seme, perché la quercia morirà, e non sarà buona nemmeno per il fuoco. Se volete capire la mia famiglia, guardate il seme. Il nostro seme è l'ideale nella testa dell'uomo’. Perché ‘dopo un raccolto ne viene un altro’.
Per unire ancora di più questa terra e la mia terra vorrei che il prossimo 25 aprile, con la collaborazione dell’Anpi, anche a Genova organizzassimo una grandissima pastasciutta antifascista, a cui far partecipare tutta la città: un’unica grande famiglia unita a Casa Cervi.
Perché questi nostri sette fratelli ‘son morti sui 20 anni per il nostro domani, come vecchi partigiani. Sangue del nostro sangue’.
E, allora: ‘Teniamoci per mano. Di nuovo come un tempo, sopra l’Italia intera’”È questo il fiore🌹
Grazie Sindaca.
#AdelmoCervi #settefratellicervi #GenoeffaCocconi
#silviasalis
#28dicembre1943 #28dicembre2025
#casaCervi
#antifascismooggi -
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Da Lorenzo Tosa
Questa mattina la sindaca di Genova Silvia Salis ha fatto una cosa semplice e preziosa.
È andata a Reggio Emilia, città natale della famiglia Cervi e, di fronte ad Adelmo Cervi, figlio di Aldo, uno dei sette fratelli trucidati dai nazifascisti il 28 dicembre 1943, ha tenuto l’orazione ufficiale.
Sono parole di Memoria altissima, la risposta più bella a chi, come La Russa, straparla di “simboli di amore”.
“Ci sono storie che non chiedono solo di essere ricordate. Chiedono di essere raccontate.
Il massacro dei fratelli Cervi non è una tragedia privata.
È una domanda pubblica.
Una di quelle domande che attraversano il tempo e tornano, puntuali, ogni volta che una società deve decidere da che parte stare.Sette fratelli. Sette nomi, sette date di nascita, sette vite diverse. E una sola scelta comune: non voltarsi dall’altra parte.
Erano una famiglia: la loro casa era aperta ai fuggiaschi, agli stranieri, ai disertori, a chiunque scappasse dalla guerra e dalla violenza.Quando il fascismo chiedeva silenzio, loro offrivano rifugio. Quando chiedeva obbedienza, loro sceglievano la libertà.
Per questo furono catturati. E poi, senza difesa, fucilati. Sette fratelli uccisi come messaggio. Come avvertimento. Come lezione.
Il fascismo ha sempre avuto questa ossessione: non eliminare solo le persone, ma spezzare l’idea che portano.Ma qui sta il punto che il fascismo non ha mai capito. Si possono fucilare sette uomini. Non si può fucilare un’idea.
La libertà è un ciclo. Ogni volta che qualcuno prova a spezzarla con la forza, qualcun altro la risemina.
Ecco cos’è l’antifascismo. È la fiducia ostinata nel genere umano e nella sua capacità di seminare, di amare.
(…) Più volte mi è stato chiesto se ha ancora senso, nel nostro tempo, dirsi antifascisti.
E la risposta è semplice: non solo ha senso, ma è necessario.
Non dobbiamo mai stancarci di dirci antifascisti esattamente come non dobbiamo mai stancarci di chiamarci per nome.
Antifascismo è il nome dei fratelli Cervi, del popolo italiano, è il nome della nostra Costituzione, è il nome del sangue che è stato versato sulle colline che ci circondano, sui monti che stanno alle spalle della mia Genova.
Antifascismo è il nome delle tante donne che hanno reso possibile la Resistenza. Con la loro lotta, con la loro sofferenza. Come quella di Genoeffa Cocconi. Che ha visto morire i suoi figli, che non potuto seppellirli. E che non ha retto al ricordo del dolore, all’infamia fascista che dopo i figli ha provato a toglierle anche la casa e tutto il poco che le rimaneva.(…) Essere antifascisti oggi significa difendere chi è più fragile, anche quando non ci conviene.
Significa accettare che il potere vada sempre controllato, soprattutto quando ci piace.
Significa ricordare che la libertà di parola vale soprattutto per chi dice cose che non ci piacciono.
Il fascismo ha superato i confini di se stesso, ed è diventato sinonimo di “male assoluto”. Eppure, incredibilmente, ancora qualcuno fatica a definirsi antifascista.
(…) Non potevo dire di no in segno di riconoscenza per Adelmo e per la sua famiglia, per la testimonianza antifascista che non si stanca mai di portare avanti in tutta Italia. Ci siamo visti a Sant’Anna di Stazzema, ci siamo visti a Genova, non potevamo non vederci qui.
E per rendere ancora più saldo questo legame sono contenta di poter annunciare che molto presto anche il Comune di Genova aderirà formalmente all’Istituto Alcide Cervi. Ne abbiamo parlato in giunta, accogliendo il vostro invito. E presto approveremo tutti i documenti necessari.
Alcide Cervi è stata ‘una quercia che ha cresciuto sette rami, e quelli sono stati falciati, e la quercia non è morta’.
Poi, anche la quercia è morta, ma vorrei fare mio il suo invito: ‘Guardate il seme, perché la quercia morirà, e non sarà buona nemmeno per il fuoco. Se volete capire la mia famiglia, guardate il seme. Il nostro seme è l'ideale nella testa dell'uomo’. Perché ‘dopo un raccolto ne viene un altro’.
Per unire ancora di più questa terra e la mia terra vorrei che il prossimo 25 aprile, con la collaborazione dell’Anpi, anche a Genova organizzassimo una grandissima pastasciutta antifascista, a cui far partecipare tutta la città: un’unica grande famiglia unita a Casa Cervi.
Perché questi nostri sette fratelli ‘son morti sui 20 anni per il nostro domani, come vecchi partigiani. Sangue del nostro sangue’.
E, allora: ‘Teniamoci per mano. Di nuovo come un tempo, sopra l’Italia intera’”È questo il fiore🌹
Grazie Sindaca.
#AdelmoCervi #settefratellicervi #GenoeffaCocconi
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Lorenzo Tosa'nCi hanno frantumato le gonadi per giorni sulle violenze, sul rischio disordini, hanno perquisito interi pullman carichi di pensionati e lavoratori, hanno minacciato di far pagare i danni in anticipo.
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Lorenzo TosaAvevano detto che era “un mozzicone di sigaretta”, una “can**”, giubbotti di salvataggio che prendono fuoco da soli… Hanno detto e scritto di tutto
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