Le proteste mostrano però che una parte della società georgiana continua a resistere alla deriva autoritaria e alla chiusura verso l’Europa. Ma senza un fronte politico unitario, la spinta della piazza rischia di restare senza sbocco.
L’opposizione appare divisa. Il boicottaggio parziale delle elezioni ha favorito Sogno Georgiano, che ora controlla quasi tutto il potere politico. Nella capitale ha votato solo il 31% degli aventi diritto.
Anche la stampa è sotto attacco. La giornalista Mzia Amaghlobeli, fondatrice di Batumelebi e Netgazeti, è stata condannata a due anni di carcere. Dal novembre scorso, 181 giornalisti sono stati aggrediti o feriti durante le proteste.
Le autorità hanno introdotto nuove leggi per scoraggiare le manifestazioni. I partecipanti vengono multati per “blocco del traffico” grazie a telecamere di sorveglianza, e la nuova legge sugli “agenti stranieri” punisce penalmente le organizzazioni indipendenti.
Il clima nel paese è teso da mesi. Da novembre 2024, migliaia di cittadini protestano contro la decisione del governo di sospendere il percorso di integrazione europea, sostenuto dalla grande maggioranza dei georgiani.
Il voto si è svolto senza osservatori internazionali né locali. L’OSCE non è stata invitata in tempo utile, mentre la principale organizzazione georgiana di monitoraggio elettorale, ISFED, ha rifiutato di partecipare denunciando la mancanza di condizioni democratiche.