Con Raimbaut a Dronero
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Eccomi qui, sono arrivato a Dronero giovedì scorso, fin da subito sono partiti gli incontri con l’Istituto Musicale Donadio e con alcune classi delle scuole medie del paese e di Stroppo (un convitto dove i ragazzi anche vivono durante la settimana), in alto nella bellissima val Maira: ero con Andrea Giraudo, un filologo appassionato, e speri di essere riusciti a comunicare ai ragazzi un po’ della bellezza dell’opera di Raimbaut.
Mi sento un ospite di riguardo: Espaci Occitan mi ha accolto con grande gentilezza e calore, affidandomi la sala dove sabato 25 si terrà conferenza e spettacolo: ho le chiavi, posso lavorare qui senza disturbo quanto voglio.
Ho iniziato ad allestire lo spazio, il marchese Bonifacio che mi sorveglia sempre sotto il suo mantello blu, Beatrice di là che mi aspetta, lo schermo che conterrà tutte le traduzioni, perché lo spettacolo è interamente in provenzale.
È il mio lavoro di questi giorni: cantare e recitare in quella bellissima lingua, che ho dovuto imparare a padroneggiare e a capire fino in fondo per poterla rendere in tutti i suoi colori; e poi ci sono le canzoni di Raimbaut, sono sette, ho dovuto purtroppo tagliare alcune cobla, strofe, per poter farcele stare tutte in 70 minuti di spettacolo.
Ho passato tre giorni da solo, da domani lavoro con Paola Tortora, di Vintulera Teatro, che ha curato la regia, e perfezionerà il lavoro. Mi aspetta pronto su un tavolo il costume di Raimbaut, rosso come nella miniatura che lo ritrae e che uso spesso, disegnato e realizzato da Gaetano Miglioranzi con lo studio Caprara.
Sono contento. Non so come andrà lo spettacolo, può darsi che abbia un black out totale all’inizio e non riesca più a biascicare suono per tutto il tempo, non lo so l’emozione cosa potrebbe combinarmi.
Raimbaut mi suggerisce di compiere avventure, di esfortzar mi de far ben, de dir e de valer, e lo seguo volentieri.
Per cui proseguo, nei prossimi giorni ci sono porte aperte durante le prove, un incontro con musicisti occitani per lavorare insieme su un pezzo di Raimbaut, ancora con le scuole, una conferenza con i filologi Andrea Giraudo e Francesco Carapezza. E si finisce con lo spettacolo, Raimbaut, vida e cansos.
Anem, andiamo!
E poi, vedendo la bellezza di questi luoghi, mi è tornata la voglia di camminare trobadoricamente.
Mancherebbe il tragitto da Vaqeyras a qui, son circa 300 km, ma un pensiero ce lo faccio 🙂
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