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    Report: "Israel should pay for Gaza reconstruction together with key supporters" ~Francesca Albanese"Two years of genocide in Gaza is the combination of 60 years of impunity,” which is not going to stop “unless things change in London or in Rome, or in Berlin, or in Paris.”Also, the UK’s complicity through services provided from Cyprus should be investigated, she said.https://www.middleeastmonitor.com/20251212-un-special-rapporteur-says-israel-should-pay-for-gaza-reconstruction-together-with-key-supporters/ #USPol #Europol #GazaReconstruction #FrancescaAlbanese #press #palestine @palestine .
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    Report: "Israel should pay for Gaza reconstruction together with key supporters" ~Francesca Albanese"Two years of genocide in Gaza is the combination of 60 years of impunity,” which is not going to stop “unless things change in London or in Rome, or in Berlin, or in Paris.”Also, the UK’s complicity through services provided from Cyprus should be investigated, she said.https://www.middleeastmonitor.com/20251212-un-special-rapporteur-says-israel-should-pay-for-gaza-reconstruction-together-with-key-supporters/ #USPol #Europol #GazaReconstruction #FrancescaAlbanese #press #palestine @palestine .
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    Very interesting interview with Francesca Albanese.If 'peace' prizes were given to people who actually worked for peace, she'd surely have won one.https://youtu.be/GblQ8u87FnE#FrancescaAlbanese #gaza
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    Ma è un altro esempio di retorica fallace che rovescia la realtà. Chi conosce il lavoro di Francesca Albanese sa che proprio la difesa dei principi universali, la tutela della vita, della dignità, della libertà dalla persecuzione, è al centro del suo mandato alle Nazioni Unite. E le sue denunce recenti lo confermano. Nel rapporto presentato al Consiglio ONU per i Diritti Umani nel 2024, Albanese ha documentato con rigore ciò che stava accadendo a Gaza: «bombardamenti indiscriminati e assedio prolungato» da parte di Israele, accompagnati dal blocco degli aiuti umanitari e dalla fame imposta alla popolazione civile. Ha descritto la distruzione deliberata di infrastrutture civili vitali (abitazioni, scuole, ospedali, reti idriche ed elettriche) come un metodo di attacco mirato a «distruggere una collettività in quanto tale, con particolare esposizione dei bambini e dei neonati». Sono parole che evocano l’ombra del crimine più grave, il genocidio, e che Albanese non ha utilizzato a cuor leggero: le ha suffragate con dati e sopralluoghi, nell’ambito del suo ruolo istituzionale. Ecco il vero motivo per cui è finita nel mirino. Altro che condividere idee misogine o teocratiche: Francesca Albanese viene bersagliata perché ha l’autorevolezza e il coraggio di chiamare i fatti col loro nome, di richiamare Israele alle proprie responsabilità di potenza occupante anche quando molti governi occidentali preferirebbero voltarsi dall’altra parte. Lei difende i diritti umani sul serio, e per questo è scomoda.In questa luce, l’argomento del “femminismo tradito” brandito da Sorrentino appare pura propaganda emotiva. Se davvero stesse a cuore agli accusatori la condizione delle donne palestinesi, dovrebbero anzitutto indignarsi per ciò che quelle donne subiscono quotidianamente sotto le bombe e sotto assedio. La brutalità del genocidio in corso colpisce anche le libertà femminili nella maniera più feroce e primaria: a Gaza le donne non possono decidere del proprio corpo semplicemente perché rischiano di perderlo da un momento all’altro sotto un’esplosione; né possono rivendicare diritti civili in piazza, perché non esistono più piazze sicure né istituzioni funzionanti che le tutelino. È grazie a voci come la sua se oggi sappiamo, ad esempio, che oltre il 90% dei residenti di Gaza era già a fine 2024 in condizioni di grave insicurezza alimentare, e che oltre 650.000 bambini sono rimasti senza scuola dall’inizio della “guerra”. Altro che complicità: questo significa prendere davvero sul serio i diritti umani e il femminismo, inteso come difesa della vita e della dignità di tutte le donne, incluse quelle palestinesi, troppo spesso dimenticate.Di fronte a queste evidenze, la tirata “liberale” di Sorrentino sul fatto che l’Italia dovrebbe chiedersi «cosa c’entra… con il terrorismo» suona pretestuosa e persino grottesca. Si allude al terrorismo palestinese che avrebbe «segnato le pagine più buie degli attentati che abbiamo subito», evocando episodi degli anni ‘70-’80 (dall’attacco di Fiumicino all’Achille Lauro) per gettare un’ombra sinistra su Albanese. Ma l’accostamento è del tutto strumentale. Francesca Albanese non ha nulla a che vedere con quei tragici eventi, se non per la volontà, condivisa da ogni giurista internazionale, di prevenirne il ripetersi attraverso la giustizia. La memoria non va deformata in clava ideologica: ricordare le vittime del terrorismo è un dovere, ma usarle per screditare chi oggi difende i diritti fondamentali è un esercizio di cinismo. Semmai, un’Italia fedele ai suoi valori democratici dovrebbe sostenere chi, come Albanese, cerca di risolvere i conflitti con gli strumenti del diritto e della verità, invece di indulgere in nuove inquisizioni mediatiche.In definitiva, il pezzo pubblicato su Il Tempo contro Francesca Albanese è un esercizio di diffamazione travestita da patriottismo. Ogni sua accusa crolla non appena la si confronti con i fatti documentati e con un’analisi intellettualmente onesta. CI APPARE MOLTO CHIARO, allora, che gli strali odierni contro la “regina ProPal” dicono molto di più dei suoi inquisitori che non di lei.@attualita #francescaalbanese #iltempo #macchinadelfango
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    Danny Danon, the Israeli ambassador to the UN, about Francesca Albanese: “You are a witch… your reports are pure witchcraft.”"As the renowned historian Silvia Federici has tirelessly documented in her work Caliban and the Witch, the label of “witch” is never accidental. It is a political tool used by dying power structures to discipline women who challenge the capitalist and patriarchal order. As Federici notes, the witch hunt was historically a “war against women” launched to destroy those who resisted the enclosure of common lands and the imposition of tyranny. Albanese is the modern target of this war because she resists the enclosure of Palestine and the tyranny of impunity."#Palestine #FrancescaAlbanesehttps://www.counterpunch.org/2025/12/05/witch-hunt-the-heretic-and-the-inquisition-why-the-west-fears-francesca-albanese/
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    oggi, molte cose da leggere ma iniziamo con la solidarietà- a #SigfridoRanucci e a tutta la squadra di #ReportRAI3 da anni sotto assedio,ma ora a rischio della vita- a #FrancescaAlbanese, che da mesi subisce una campagna mediatica
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    @cinciallegraCavo Dragone ha parlato di attacchi preventivi ma sempre a livello di quella stessa guerra ibrida che la Russia sta portando avanti verso l'Europa, in special modo verso i paesi dell'Europa dell'est, da un paio di anni. Non ha parlato di attacchi militari.La nostra Costituzione, ovviamente, non parla di attacchi preventivi perché nessuna costituzione scende così nel dettaglio su cosa sì e cosa no. Le costituzioni enunciano principi e la nostra ripudia la guerra "come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali" non come mezzo di difesa. Ma, comunque, qui non si sta parlando di guerra propriamente detta ma di azioni per prevenire sconfinamenti di aerei e droni o attacchi hacker alle strutture europee.Tu invece come affronteresti il problema dell'aggressività manifesta della Russia?
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    PERCHÉ TANTO ODIO NEI CONFRONTI DI FRANCESCA ALBANESE?di Lavinia Marchetti Ci sono figure che entrano nel dibattito pubblico e diventano un bersaglio immediato, come se concentrassero su di sé tensioni rimaste a lungo senza nome. Francesca Albanese, relatrice speciale ONU sui territori palestinesi occupati, rientra in questa categoria. Prima donna in quel mandato, confermata per un secondo periodo dopo il 2025, si muove in uno spazio già infiammato e infettato. Svolge un ruolo in cui si parla di colonialismo, di genocidio e di diritto internazionale. Cosa significa? Significa mettere il becco nelle colpe dell’Europa. Nel suo caso, però, la quantità di odio, dileggio, aggressione simbolica supera di molto il conflitto politico usuale. Viene sanzionata dagli Stati Uniti per i suoi rapporti sul ruolo delle imprese nell’economia dell’occupazione; viene dichiarata indesiderata in Israele; riceve attacchi continui da governi, partiti, gruppi di pressione filoisraeliani, mentre una parte consistente della società “civile” globale firma appelli a sua difesa. Analizziamo un po’ più in dettaglio i meccanismi dell’odio.- UNA DONNA CHE PARLA CON AUTORITÀ IN UN CAMPO MASCHILEPrima stratificazione: il genere. Francesca Albanese occupa una posizione di autorità in un territorio tradizionalmente maschile, quello della sicurezza, della guerra. Entra in aula a Ginevra con un ruolo formale, produce rapporti che svelano e attaccano il marcio che si annida dietro le relazioni internazionali e si permette di usare il linguaggio e le categorie che nessun governo (o stampa di regime) vuole sentire: occupazione coloniale, apartheid, genocidio, e, come se non bastasse si permette, dalla sua posizione, di chiedere sanzioni e embargo sulle armi. La sua presenza rompe l’immagine rassicurante della giurista “tecnica”, incaricata di smussare gli spigoli, niente linguaggio diplomatico. La sua lingua resta sobria, però sceglie parole che nessuno con un ruolo istituzionale dovrebbe dire. Chi ascolta vede una donna italiana, madre, (non come quell’altra donna, madre, cristiana che flirta con gli uomini di potere) con accento riconoscibile che non nasconde, e che, non si concede esitazioni nel pronunciare giudizi giuridici gravissimi su Israele e sui complici occidentali. In una cultura che tollera la donna esperta, purché addolcisca, limi, una voce femminile che formula capi d’accusa destabilizza ruoli sedimentati. Quindi che succede? Si attiva una dinamica antica che vede l’insofferenza verso la donna che rifiuta la parte dell’anima consolatrice e rivendica quella di giudice. Non a caso circolano certe etichette: fanatica, faziosa, estremista. Queste etichette ricalcano il vecchio funzionamento maschilistico, lei è una “strega” dopo tutto no? Le etichette funzionano come tentativi di ricondurla in un registro emotivo, quasi isterico, per svuotare la sua competenza giuridica. Lo stesso gesto, compiuto da un uomo anglosassone, appare spesso come severità istituzionale; compiuto da una donna italiana diventa subito “esagerazione”. Un escamotage vecchio come il mondo, anzi come il patriarcato.- LA FIGURA DEL TRADITORE INTERNO Secondo strato: l’identità occidentale. Francesca Albanese viene da un paese NATO, europeo, con una memoria pubblica ossessivamente centrata sulla Shoah e sul sostegno a Israele come risarcimento storico. Nel momento in cui afferma che a Gaza si configurano atti di genocidio ai sensi della Convenzione del 1948, sposta quell’apparato memoriale. Non contesta la centralità dell’Olocausto; afferma che la categoria creata per leggere Auschwitz vale anche per altre vittime oltre agli ebrei. Reato di lesa maestà della sofferenza storica. Ecco la diatriba con Liliana Segre, la quale non vuol concedere statuti di sofferenza ad altri popoli, non con l’intensità dell’olocausto. Va bene tutto, ma mai genocidio. Ci mancherebbe. Chi è la vittima suprema, biblica, se non la popolazione ebraica? Questo passaggio apre una ferita profonda nel narcisismo europeo. L’Occidente, descritto da Enzo Traverso come spazio capace di rovesciare gli aggressori in vittime, vede incrinarsi la rappresentazione di Israele come puro soggetto di difesa legittima. Il dispositivo mentale che da decenni presenta il conflitto come “democrazia assediata” contro “terrorismo” riceve un colpo frontale da una voce interna al campo euro-atlantico, che richiama alla lettera la Convenzione sul genocidio e la giurisprudenza internazionale. Da quel momento Albanese non appare più solo come voce critica, ma diventa, sul piano immaginario, figura di traditrice: una donna occidentale che rifiuta il patto implicito secondo cui si può parlare della Palestina solo entro certi confini linguistici. Invece di attenuare la responsabilità di Israele, la mette al centro; in luogo della retorica sulla sicurezza, insiste sui civili palestinesi sterminati; al posto della “complessità” genericamente evocata, elenca crimini tipizzati, crimini, peraltro, davanti agli occhi di tutti. Dice che il Re è nudo. In un paese come l’Italia, abituato a identificarsi con il campo dei “buoni” nelle guerre statunitensi ed europee, la figura dell’italiana che altrove, in sede ONU, incrimina il nostro alleato strategico e parla di complicità in genocidio del suo paese, produce un senso di vergogna rovesciata: invece di interrogare la complicità, si colpisce chi la rende visibile.- IL BRUTALE LINGUAGGIO GIURIDICO, SENZA SMUSSAMENTI RETORICITerzo strato: lo stile. Francesca Albanese sceglie una lingua che rifiuta eufemismi. Parla di “economia del genocidio”, descrive l’insieme di imprese che traggono profitto dall’occupazione, indica per nome le responsabilità di stati e aziende, chiede embargo sulle armi. Questo modo di parlare infrange la convenzione che regola il linguaggio istituzionale occidentale sulla Palestina. Da anni il discorso ufficiale usa formule da anestesia morale: “conflitto”, “ciclo di violenza”, “uso sproporzionato della forza”, “misure di sicurezza”, “diritto di Israele a difendersi”. Albanese sostituisce quelle formule con categorie giuridiche ben precise, peraltro riscontrabili, da definizione! Lo fa senza enfasi lirica, senza estetizzare il dolore, con un tono accusatorio, come ci si aspetterebbe da una giurista, ma non da una giurista attaccata con le unghie a una poltrona. Ecco l’anomalia. Per una parte significativa della classe dirigente italiana e europea questo stile risulta intollerabile, si vede che lo soffrono, vorrebbero stesse zitta, lo si percepisce. I politici guerre-interventisti, soprattutto nel campo che ama definirsi progressista, vivono da decenni in un equilibrio fragile in cui votano “missioni”, autorizzano basi militari, firmano trattati, però continuano a raccontarsi come custodi dei diritti umani. Una voce che arriva dall’interno dell’establishment internazionale, e che mostra la distanza fra auto-immagine morale e pratiche effettive, crea dissonanza cognitiva. La reazione istintiva consiste nel delegittimare chi parla. Più la relatrice ripete che il diritto internazionale vale per tutti, più i suoi detrattori la descrivono come ideologa. Invece di misurare le accuse con i fatti, spostano il fuoco sul soggetto che le formula: si scandagliano vecchi post, frasi uscite da conferenze di anni precedenti, qualunque elemento utile a costruire una biografia deviata. In psicologia sociale questo movimento ha un nome preciso: proiezione. L’aggressività accumulata per riguardo alle atrocità a Gaza ricade su chi testimonia, perché riconoscere il crimine significherebbe ammettere un tradimento dei propri valori dichiarati.- IL CASO "LA STAMPA" E LA RICHIESTA DI ABIURA TOTALELa recente polemica sulla sua presa di posizione dopo l’irruzione di alcuni manifestanti nella sede de La Stampa rende visibile un ulteriore meccanismo. Albanese esprime solidarietà al giornale, ribadisce che la resistenza alla “cultura dell’abuso” richiede forme senza violenza, chiede giustizia per il raid, e nello stesso tempo ricorda le responsabilità dei media nella costruzione di uno sguardo distorto sulla Palestina, parla di “monito” e quindi viene giù il mondo. Ovvio no? Questo doppio registro, condanna dell’aggressione e critica dell’informazione dominante, infrange il rito che buona parte dell’editoria pretende dai dissidenti: una solidarietà univoca, inginocchiata, quasi servile, priva di appunti sulla propria condotta. “Libera stampa”, da quando? Abituato a essere soggetto che giudica e al massimo ammette “errori” astratti, il sistema mediatico italiano vive come lesa maestà qualunque richiamo concreto alle omissioni, alle menzogne e al silenzio ventennale sul laboratorio Gaza. Da qui l’operazione di travisamento: il passaggio in cui la relatrice richiama all’etica dei mezzi, riafferma il carattere imprescindibile della non violenza e della responsabilità individuale, viene quasi cancellato, sostituito dall’accusa di “mancata solidarietà”. La scena del giornale assediato diventa occasione per separare la giurista dal movimento di solidarietà con la Palestina, come se la sua presenza in piazza fosse l’elemento più pericoloso da isolare, più dei manganelli su studenti e attivisti.@attualita #francescaalbanese
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    “Genocidio di Gaza: un crimine collettivo”. Il nuovo rapporto di Francesca Albanese https://altreconomia.it/genocidio-di-gaza-un-crimine-collettivo-il-nuovo-rapporto-di-francesca-albanese/ #francescaalbanese #NazioniUnite #StatiUniti #Attualità #genocidio #netanyahu #palestina #albanese #rapporto #israele #armi #gaza #ONU
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    @Otttoz le percentuali non c'entrano niente. Salvini sa benissimo di mentire, con o senza crocefissi un mano. Era su Rete4, la cloaca massima dei canali Mediaset, in una trasmissione condotta da Paolo Del Debbio, sapeva a chi stava parlando: chi mai può seguire una intervista a Matteo Salvini su Rete4?Quelle affermazioni erano orientate a polarizzare e radicalizzare la parte di elettorato abituato a sentirsi dire cosa e come pensare su questioni che ignora e delle quali non gliene frega niente.
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    https://www.radio24.ilsole24ore.com/programmi/caffe-domenicaOggi accendo la radio e per caso la sintonizzo qui. Audio di tre minuti e 50 secondi a partire dal minuto 15 e 12 secondi se non volete perdere tempo . Per sentire una cosiddetta giornalista (Maria Latella) e una cosiddetta Eurodeputata, (Pina Picierno), sproloquiare a proposito di #FrancescaAlbanese , chiamandola pop star e lasciandosi andare in considerazioni sulla opportunità di invitarla nei programmi radio TV... A me ha fatto schifo.
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    According to the Italian daily La Repubblica, Italian PM, #GiorgiaMeloni, stated that #FrancescaAlbanese "has no merits".#NelsonMandelaFoundation does NOT think so: it invited #FrancescaAlbanese to deliver its annual lecture
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    @smaurizi evidentemente non ce li ha neppure #nelsonmandela (per alcuni eh...) #flotilla #flotillaglobalsumud #NobelPeacePrize
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    @mariosiniscalchiSi potrebbe darle una cittadinanza onoraria, ma solo fino ad un certo punto...
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    @mariosiniscalchi evviva Francesca Albanese, stimata in tutto il mondo e che non ha paura di dire cose scomode.Nell'italiuccia speravano di imbrigliarla e usarla a scopi elettorali... ma lei é troppo intelligente. Ora si é permessa di criticare un sindachetto del piddî un po' ignorantotto... tutti ad attaccarla.Cosa di quello che dice nel video non é vero?Il piddí puzza di sionismo.
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    Grazie a #MaddalenaOliva #IlFattoQuotidiano x proiezione de #LaVoceDiHindRajab, con dibattito con #FrancescaAlbanese e cast.Quando penso che i #soldatiIDF vengono in Italia a spassarsela con protezione #DIGOS, penso che mai un governo italiano ha raggiunto questo livello di abiezione
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    #FrancescaAlbanese ❤️ 22/09/2025#GeneralStrike #Italy For #Gaza, for the #GlobalSumudFlotillaFor the #Resistance in #IsraelFor the release of #AllHostages#FreePalestine #StandingTogether
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    #OmarBarghouti, touring Italy for @BDSItalia , told us:" #FrancescaAlbanese's report was another tipping point. She has exposed the level of complicity of corporations and their executives and directors in knowingly and willingly profiting"[Italian]https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/09/19/barghouti-bds-israele-palestina-oggi/8132727/
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    #OmarBarghouti, touring Italy for @bdsaitalia, told us:" #FrancescaAlbanese's report was another tipping point. She has exposed the level of complicity of corporations and their executives and directors in knowingly and willingly profiting"[Italian]https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/09/19/barghouti-bds-israele-palestina-oggi/8132727/
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    @DrALJONES https://www.counterpunch.org/2025/09/19/the-gaza-genocide-another-massacre-to-add-to-britains-list-with-15-million-deaths-since-1945/#Palestine #SettlerColonialism #Gaza #WesternComplicity #IsraelWarCrimes

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